Esaurita la tornata elettorale, per la Regione Liguria si prospetta un quinquennio ricco di incognite.
Aldilà delle parti politiche, neppure Simenon né Conan Doyle né tantomeno Agatha Christie sarebbero riusciti a scrivere un finale tanto inatteso. Essì, perché Bucci (candidato per la compagine di centrodestra) la spunta sul filo di lana facendola in barba ad un Orlando (candidato per il centrosinistra) Dubbioso.
Com’è possibile? La domanda che il cittadino ligure votante si pone, risuona prepotentemente.
Nonostante la conclamata colpevolezza del Presidente uscente Giovanni Toti per corruzione semplice continuata, per corruzione aggravata dall’aver agevolato la mafia e in più con l’accusa di falso, nonostante la sanità pubblica regionale sia miseramente depauperata a favore delle lobby private, nonostante la viabilità stradale e autostradale sia ridotta ai minimi termini, nonostante aumenti anno dopo anno il numero di giovani (laureati e non) che si trasferiscono per lavoro in altre regioni o all’estero, nonostante siamo la regione più vecchia d’Italia, nonostante la minaccia del rigassificatore a Savona-Vado sia imminente, nonostante la politica di prevenzione contro il dissesto idrogeologico sia inesistente, manchino gli interventi di riforestazione delle aree boschive, manchi il controllo dello sviluppo urbano nelle zone marine e montane, manchi la pulizia degli alvei di fiumi e torrenti con le conseguenze che (ahimè) tocchiamo con mano, più del 53% dei potenziali elettori non si presenta ai seggi.
I dati delle città di provincia poi fanno riflettere sugli equilibri dei voti espressi.
A Genova – dove Bucci è sindaco uscente – a La Spezia e a Savona prevale nettamente il centrosinistra; ad Imperia stravince il centrodestra. Ma la Liguria di Bucci è fortemente sbilanciata verso ovest poiché il ponente savonese e l’intero imperiese abbassano il piatto a favore delle liste d’appoggio al neopresidente.
E il gioco è fatto: si scrive Bucci ma si legge Scajola.
Chissà se gli astenuti staranno rodendosi le dita riflettendo sull’occasione perduta oppure saranno sempre sintonizzati su Retequattro o Primocanale leggendo distrattamente i titoli in basso al teleschermo e spippolando sullo smartphone.
Di certo questi cittadini non sono votanti ma sono sicuramente votati, al sacrificio. Il problema è che saremo immolati tutti, votanti e non votanti, su un calvario laico irto e faticoso: quello della lenta agonia di una terra bella e leggiadra, dimenticata come si dimenticano i poeti, i pittori e i musicisti, artisti che hanno raccontato una Liguria che non esiste più.