Varazze: villette in zona protetta, il solito abuso.

Ennesimo caso di edilizia fuori regola a Varazze. Stavolta al centro dell’inchiesta ci sono due villette costruite in via Don Minzoni, su un terreno che secondo la Soprintendenza era vincolato paesaggisticamente. Un rudere ottocentesco demolito, una collina sbancata, e la vicinanza a un torrente che avrebbe imposto cautela: invece sono partiti i lavori.

A processo sono finiti il costruttore Giuseppe Olcese, il tecnico Michele Mazzone e due responsabili delle ditte esecutrici. Secondo l’accusa, mancavano autorizzazioni fondamentali. Il Comune aveva già bloccato i lavori nel 2021, dopo la segnalazione dei Carabinieri Forestali. Nonostante ricorsi e richieste di sanatoria, le ville restano in bilico.

Un’urbanistica che continua a forzare i confini del paesaggio, tra silenzi, ricorsi e cemento che avanza. E ancora una volta, a processo non finisce solo un imprenditore, ma una visione distorta dello sviluppo.

Ma qui non si tratta solo di un cantiere contestato. È l’ennesimo episodio di un copione che si ripete, dove le regole valgono solo per chi non ha gli strumenti per aggirarle.

C’è sempre una buona scusa per scavare, costruire, ampliare. Stavolta era un rudere ottocentesco, poi diventato pretesto per due villette con vista. Peccato che fossero troppo vicine a un torrente, su un terreno vincolato, e prive delle necessarie autorizzazioni. Ma la macchina del cemento non si ferma davanti a un vincolo, a una collina, nemmeno a un preavviso di parere negativo.

Quello che colpisce non è tanto il solito abuso – che ormai in Liguria è quasi prassi – ma la disinvoltura con cui si procede: si costruisce prima, si chiede il permesso poi. Si fa ricorso, si tenta la sanatoria, si spera che qualcosa passi. Intanto, il paesaggio si trasforma in silenzio. Nessuno se ne accorge, o finge di non vedere.

E allora ci chiediamo: dov’è la politica del territorio? Dov’è la cura per il paesaggio? E soprattutto, quando inizieremo a considerare il suolo non come un’occasione di profitto, ma come un bene comune da rispettare?

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