Vado Ligure: Sindaco Gilardi e l’arte di chiedere con deferenza (ma senza ottenere)

Vado Ligure, perla del Mar Ligure Occidentale! Se solo potessimo parlare della maestosità delle sue opere infrastrutturali… Ah, no, aspetta: non ci sono ancora. Ma non temete, perché il nostro sindaco, il glorioso Fabio Gilardi, ha un piano! O meglio, ha una domanda. E che domanda, signori e signore! Una domanda degna di essere scolpita nella pietra: “Perché non sono partiti i lavori per la diga e il casello di Bossarino?”.
Mentre Genova brinda all’avvio della seconda fase per la realizzazione della sua diga portuale – un progetto ambizioso che trasuda operosità e progresso – il nostro sindaco non può far altro che guardare, un po’ invidioso e un po’ rassegnato. Con una retorica che mischia un pizzico di speranza a una buona dose di delusione, Gilardi si rivolge all’Autorità di Sistema del Mar Ligure Occidentale con il fervore di un ragazzino che chiede al fratello maggiore: “Ma perché lui sì e io no?”.
Lungi dall’impugnare la spada della rivendicazione, il nostro primo cittadino sceglie un approccio più umile, quasi implorante, perché si sa: chi non chiede, non ottiene. Ma qui sta il punto, caro sindaco: chi chiede senza insistere, spesso non ottiene comunque.
Mentre a Genova si festeggia con i primi colpi di ruspa per una diga che promette di rivoluzionare il traffico marittimo, a Vado si costruiscono… cassoni. Sì, avete capito bene: cassoni per Genova. Non esattamente il simbolo di un porto che aspira al ruolo di protagonista nel panorama ligure.
E mentre Genova si pavoneggia con i suoi progetti faraonici, Gilardi dichiara soddisfazione – perché anche noi a Vado abbiamo fatto la nostra parte, dice lui. Peccato che la “parte” di Vado sembri più quella del cugino povero che si accontenta delle briciole cadute dal banchetto del ricco.
Poi c’è il casello di Bossarino, quel misterioso progetto di cui si parla da anni, ma che sembra sempre più una leggenda urbana. Qualcuno giura di aver visto i progetti. Altri sostengono che siano stati sotterrati accanto ai piani per la diga di Vado. Nel dubbio, Gilardi spera, ma spera con compostezza. “Vorremmo che si arrivasse finalmente a definire opere importanti”, dice. Vorremmo, Fabio? Noi vorremmo che tu passassi dal condizionale all’imperativo.
E così, tra un sospiro di delusione e un “chissà se un giorno”, il porto di Vado Ligure resta lì, fermo, come un’auto col freno a mano tirato. Le opere strategiche per il futuro? Per ora, solo un elenco di buone intenzioni. E mentre il sindaco di Vado implora con fare da studente diligente il preside dell’Autorità di Sistema, il tempo passa, le navi partono (ma da Genova), e noi restiamo qui a costruire… cassoni.
Caro Sindaco, non si può certo dire che lei non sappia aspettare. Ma sa cosa si dice, no? Chi aspetta troppo… resta a terra.

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