L’aumento dei volumi di traffico è senza dubbio un risultato significativo per il Vado Gateway, soprattutto in un contesto nazionale caratterizzato da una flessione media del traffico container del 2,4%. Questo balzo in avanti dimostra la capacità del terminal di attrarre nuove rotte e consolidare la sua posizione strategica nel Mediterraneo. Tuttavia, il dato isolato rischia di essere fuorviante se non si considerano le fragilità strutturali e finanziarie che emergono dai bilanci.
Nonostante l’incremento dei traffici, il Vado Gateway ha chiuso il 2023 con una perdita operativa di 17,4 milioni di euro, pari a un peggioramento del 296,4% rispetto all’anno precedente. Questo risultato pone il terminal tra i peggiori in Italia in termini di rapporto tra reddito operativo e fatturato, un segnale di inefficienza gestionale e di difficoltà nel tradurre il traffico in redditività.
Un ulteriore elemento di preoccupazione è l’alto livello di indebitamento, con un quoziente di 7,93, uno dei più elevati tra i terminal analizzati dalla Fedespedi. Il 77,9% del debito è legato ai gruppi Maersk e Cosco, azionisti di riferimento, una situazione che rende il terminal fortemente dipendente dalle scelte strategiche di queste multinazionali.
Un altro punto critico è rappresentato dal basso indice di liquidità a breve, che misura la capacità di far fronte ai debiti operativi e finanziari entro l’anno. In questo ambito, Vado si colloca tra i peggiori terminal italiani, insieme a Conateco Napoli e al Terminal Intermodale Venezia. Questa condizione solleva interrogativi sulla sostenibilità delle operazioni a lungo termine e sulla capacità del terminal di resistere a eventuali shock economici o logistici.
Sebbene il porto di Vado rappresenti un esempio virtuoso di crescita dei volumi, la sua situazione finanziaria e operativa evidenzia un modello di sviluppo che rischia di non essere sostenibile. La sfida principale sarà bilanciare l’espansione dei traffici con una gestione più efficiente e un piano di ristrutturazione del debito che possa garantire stabilità.
I segnali positivi non mancano: il posizionamento strategico del porto, la collaborazione con i principali operatori globali e gli investimenti infrastrutturali potrebbero rappresentare un volano per il rilancio. Tuttavia, senza un deciso cambio di rotta nella gestione finanziaria e operativa, il rischio è che i progressi registrati nel 2023 si rivelino un fuoco di paglia.
In conclusione, il caso di Vado Ligure rappresenta un monito per l’intero sistema portuale italiano: crescere in termini di traffico è importante, ma senza una solidità finanziaria e una visione strategica a lungo termine, il rischio di compromettere il futuro rimane concreto.
(fonte dati Il SECOLOXIX)