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Vado Ligure. Ciao, sono Piero!!!… dal Fatto Quotidiano

VADO LIGURE La totiana ex Pd Dove la Regione vuole il rigassificatore

Rifiuti, appalto alle ’ndrine: la sindaca (promossa commissaria) era distratta

L’accusa e di turbativa d’asta. Ma tra le righe dell’inchiesta c’è qualcosa di più imbarazzante: l’inerzia, per non dire benevolenza, che il Comune di Vado Ligure avrebbe avuto nei confronti di Pietro Fotia, imprenditore di Africo che per la Dda ligure è legato alla ’ndrangheta. Fotia, arrestato pochi mesi fa in una maxi-operazione antimafia perché ritenuto il luogotenente del boss-narcos Rocco Morabito, è indagato anche a Savona insieme al capo dell’ufficio tecnico di Vado Ligure, Alessandro Veronese; quest’ultimo è accusato di aver favorito la Rebirth, l’impresa controllata da Fotia che gestiva il centro di raccolta rifiuti ospitato su un terreno comuna- le. In segreto, la Procura di Savona ha interrogato anche la sindaca Monica Giuliano (non indagata) per chiedere conto dei suoi rapporti con Fotia.

Eletta con il Pd, Giuliano era stata protagonista di un ribaltone clamoroso, passando alla corte di Giovanni Toti poco prima delle ultime elezioni regionali del 2020. Di lei si è parlato an- che quest’estate, nei giorni in cui il governatore ligure annunciava di aver scelto Vado per ospitare il rigassificatore di Piombino, Giuliano è stata pro- mossa da Toti come commissario regionale per i rifiuti, un incarico da 140 mila euro l’anno. Una nomina che non è piaciuta a Vado, dove è in atto una mobilitazione popolare contro l’impianto.

L’indagine sui rifiuti, rimasta finora segreta, è stata chiusa pochi giorni fa dalla Procura di Savona. Tutto ruota intorno ai Fotia, sfiorati per anni da in- chieste antimafia, mai approdate a prove certe. La famiglia gestisce da anni il centro di raccolta dei rifiuti di San Genesio e intrattiene rapporti stretti con le amministrazioni comunali. Dal 2019, però, la loro Rebirth riceve un’interdittiva antimafia.

Il Comune di Vado dovrebbe farla sloggiare immediatamente. Invece – qui secondo il pm Luca Traversa si concretizza la turbativa d’asta – l’amministrazione impiega ben due anni per farsi restituire le chiavi del centro. Così facendo, dà tutto il tempo alla Rebirth di rientrare nella White List, grazie all’espediente del controllo giudiziario (misura antimafia che, paradossalmente, favorisce la ditta colpita), di presentarsi alla nuova gara e addirittura di vincerla. Alla gara, siamo nel 2021, si presentano solo loro: i Fotia.

Gli inquirenti monitorano le telefonate e scoprono che Pietro Fotia intrattiene rapporti amichevoli con Veronese, ovvero il funzionario comunale che avrebbe dovuto sfrattare la Rebirth. Fra le comunicazioni agli atti dell’indagine c’è anche un messaggio di Fotia inviato sul cellulare della sindaca Giuliano a ridosso della gara: “Buongiorno, scusa il disturbo avrei bisogno di parlarti del centro riciclo, quando è possibile? Sono Piero”. Il pm chiede conto alla sindaca di quella confidenza: “Non ricordavo il messaggio – dice Giuliano, sentita il 15 novembre del 2022 – Mi dà del tu perché mi conosce di vista da vent’anni. Il mio numero ce l’hanno tutti. Non avevo rapporti diretti con lui per quel procedimento. Probabilmente lui (Fotia, ndr) è abituato a dare del tu a tutti. Sono quasi sicura di non avergli risposto”. Quanto all’affaire del centro rifiuti – pur ammettendo “l’inopportunità” e la poca “sollecitu- dine” – Giuliano sostiene di aver avuto cose più importanti di cui occuparsi e scarica la responsabilità sui tecnici:

“Non mi occupavo di gare”.

L’Ampio articolo del   Fatto Quotidiano

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