uno a caso

La guerra del gas tra Russia e Ucraina ——————————————————————————– Giuseppe Croce, 11 gennaio 2006 ——————————————————————————– Il 4 gennaio 2006, raggiunto l’accordo tra l’ucraina Naftogaz e la russa Gazprom, la guerra del gas tra Russia e Ucraina fa registrare una tregua, ufficialmente quinquennale. L’ultimo atto di questa guerra, che va avanti dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, aveva avuto inizio l’8 giugno dello scorso anno, quando il gigante russo del gas aveva dichiarato di volere aggiornare ai “livelli europei”, cioè di mercato, il prezzo del gas destinato al paese governato da Yushenko. E l’aggiornamento non sarebbe stato di poco, visto che si sarebbe passati da un prezzo di 50 dollari americani per mille metri cubi al prezzo di 230 dollari. L’Ucraina si oppose a tale aumento, che sarebbe stato pesantissimo per la sua economia alimentata per il 30 per cento dal gas russo, anche in virtù delle ridicole tariffe di transito (1,09 dollari per mille metri cubi) che Gazprom da anni paga per far arrivare via Ucraina il proprio gas all’Europa. Il primo luglio Gazprom annunciò una riduzione della fornitura di gas all’Ucraina come ritorsione per le perdite derivanti del mancato aggiornamento dei prezzi. Naftogas rispose con la minaccia di chiudere i rubinetti del gas diretto verso l’Europa se Mosca avesse mantenuto il suo proposito. Alexei Miller, presidente di Gazprom, rispose minacciando a sua volta la chiusura totale dei rubinetti verso l’Ucraina. Alla guerra sul prezzo, sin dall’inizio, si aggiunse quella sui furti di gas dalle tubature: già l’otto giugno 2000 l’allora presidente ucraino Leonid Kuchma, filorusso e ben visto a Mosca, ammise che dall’inizio dell’anno Kiev aveva sifonato 13 miliardi di metri cubi di gas dal gasdotto di transito verso l’Europa. Tutto si risolse con un mea culpa di Kuchma e la promessa di pagare col tempo quanto dovuto. Ma il 2005 è l’anno del filoccidentale Yushenko, arcinemico di Putin e vivo per un pelo dopo il fallito tentativo dei servizi segreti russi di farlo fuori con una dose massiccia di diossina del peggior tipo. E col leader della rivoluzione arancione le cose cambiano: Yushenko nega i furti e si oppone strenuamente a qualsiasi aumento del prezzo del gas. Ma l’Ucraina esagera: il 2 gennaio di quest’anno l’Eni riporta una caduta della pressione nei gasdotti gestiti dalla Snam Rete Gas, il gas in entrata è inferiore del 24 per cento rispetto al normale. Cali analoghi nelle reti nazionali degli altri acquirenti europei e dell’Europa dell’Est: decisamente troppo. Gazprom rimedia pompando più gas nei tubi, ma in Europa si vivono momenti di panico, il prezzo degli idrocarburi torna a salire, i governi possono solo sdrammatizzare confidando nel buon senso di Putin e Yushenko che, alla fine, impongono alle rispettive compagnie energetiche di tornare al tavolo e terminare le ostilità. L’accordo raggiunto è abbastanza macchinoso, ma ciò è stato necessario per raggiungere un compromesso accettabile per entrambi gli attori. È stata costituita una joint venture, denominata Rosukrenergo, tra GazpromBank (società che distribuisce tramite la controllata GazpromExport il gas russo) e Raiffeisenbank (l’equivalente ucraina che detiene Naftogaz). Tale società acquisterà gas da Gazprom al prezzo di 230 dollari per mille per metri cubi e lo rivenderà all’Ucraina al prezzo di 95 dollari. L’enorme differenza sarà coperta tramite l’acquisto di gas a bassissimo prezzo (ma per forniture molto più consistenti) da paesi dell’Asia centrale, principalmente il Turkmenistan. Il gas turkmeno costituirà la parte preponderante del “paniere” dei rifornimenti ucraini, addolcendo il prezzo finale pagato da Naftogaz per rifornire l’Ucraina. I diritti di passaggio che Gazprom paga al governo ucraino, infine, salgono da 1.09 a 1,60 dollari per mille metri cubi: considerando l’enorme quantità di gas che attraversa gli appena 100 chilometri di gasdotto posati in Ucraina, a tale prezzo si può dire che la bilancia per questo paese non si è spostata di molto. Dalla vicenda emerge chiaramente che la posizione di Mosca come fornitore di gas a buon prezzo e a quantità garantite per l’Europa non è affatto scontata, soprattutto a causa delle inefficienze strutturali della rete di distribuzione attraverso cui Gazprom rifornisce i suoi clienti. La rete in questione è ancora quella di origine sovietica: a differenza del petrolio, il gas in Unione Sovietica era gestito in maniera altamente capillare e pianificata per garantire i rifornimenti su tutto il territorio dell’unione e assicurare il riscaldamento e la produzione elettrica fino ai confini dell’impero, inclusi i paesi affiliati al Patto di Varsavia. La logica di realizzazione delle infrastrutture era, quindi, continentale e non nazionale. un paese moderno non puo’ dipendere energeticamente da nazioni instabili politicamente e purtroppo il gas non da garanzie da questo punto di vista…oltre come gia’ citato costa piu’ del doppio ed e’ altamente esplosivo…su questo penso che siamo tutti daccordo….

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