UN SAVONESE RISPONDE AL DIPENDENTE TIRRENO POWER Gentile sig. Giovanni, non posso fare a meno di comunicarle, da savonese, quanta amarezza mi provoca… una posizione… come la sua. Ragionevole, certo, e così pacata, come nello stile di un “neoiscritto” PD. Mi perdonerà se penso che … |
fiumi di moderazione, di pacatezza, di ragionevolezza, di mediazione ostentata e di par condicio dei miei stivali ci abbiano portato allo stadio di disperazione in cui siamo, sfruttati, disoccupati, schiavizzati, con pochi lavoratori “privilegiati” non si sa per quanto. Certo, come ricorda lei, il lavoro è un problema drammatico. Certo, c’è la crisi. Ma davvero pensa che si risolva accettando qualsiasi costrizione e ricatto, sempre di più, sempre peggio, senza condizioni, senza alternativa, fino a far la fine della Grecia e peggio? Davvero lei propina la balla che aumentando la potenza si riducano le emissioni? L’ultra tecnologia del carbone pulito? Davvero crede che sia logico e ragionevole, appunto, non già imporre a una ditta di chiudere immediatamente impianti obsoleti e devastanti, ma permettere di tenerli ancora in funzione, per anni, e poi magari sostituirli con altri più potenti, mentre si amplia aggiungendone di nuovi, sempre a carbone? Che non ci sia proprio alternativa alcuna, che salvaguardi posti di lavoro e ambiente e salute, se non quella più vantaggiosa per la proprietà e più svantaggiosa per la comunità? Il tutto per una manciata, una elemosina di posti di lavoro, che non risolvono affatto il problema disoccupazione ma anzi in prospettiva impoveriscono ancor di più il tessuto economico e la microeconomia del territorio. Lei avrà dei figli. Può guardarli ora negli occhi e dir loro che li condanna a un futuro di quarant’anni di carbone, senza appello né alternative? Davvero vuole spiegargli che avranno la scelta solo se lavorare come schiavi sfruttati e ricattati o esser senza lavoro? Niente di più o di meglio? Può negar loro il diritto di godere di un ambiente vivibile e di lavorare dignitosamente con tutte le possibilità che le nuove tecnologie offrirebbero, se solo le grandi reti economiche non fossero tanto interessate a tenere in piedi e sfruttare all’osso le vecchie? Da disoccupato di lungo corso, fuggito anche dal sindacato e costretto ad arrangiarsi, posso dire che i mali per questo Paese sono iniziati quando gli operai e i sindacati hanno pensato che i padroni fossero alleati, tutti nella stessa barca in nome del bene dell’azienda, (cosa che può valere al massimo per piccole ditte, non certo per i colossi dell’economia) e non controparte inevitabile, con interessi spietatamente diversi. Tutti in fabbrica col Sole24 ore sotto il braccio, a parlare di azioni, auto e vacanze, intontiti dalle tv, a votare Berlusconi convinti di diventare come lui, per merito di un benessere sudato da generazioni di lotte e sacrifici, senza capire quanto questa conquista fosse sempre in pericolo. E poi gli scioperi non già contro la proprietà, ma a favore. Scudi umani da far pesare sulla bilancia delle trattative, per avere un incentivo in più, una concessione in più, un finanziamento a fondo perduto, a ingrassare i padroni e strappare ancora un giorno di agonia in cassa o in mobilità. Questo è vivere da uomini con la dignità del proprio lavoro? Ora in questa disgraziata città si va oltre, si ammassano senza vergogna disoccupati, si pubblicizza la richiesta di un curriculum col miraggio di un lavoro che non avranno mai, solo per aggiungere anche quest’altra carne umana, su quel piatto della bilancia. Siamo al trionfo degli avvoltoi. Crede che la sua Tirreno Power non chiuderebbe baracca e burattini da un giorno all’altro per riaprire in qualche paese dell’est, se non avesse tutta la compiacenza di chi gli lascia fare quel che vuole a spese di tutti? Ma la compiacenza dura fin che dura, prima o poi non basta più. Lo vada a dire, adesso, agli operai della Fiat. Da che mondo e mondo, i ricattatori non si fermano mai, sono insaziabili. E ora si vota PD. Il ragionevole, pacato, moderato PD. L’altra faccia e il miglior alleato del berlusca. Insieme, mano nella mano, col sobrio Monti ci conducono calmi e sorridenti verso l’ultima frontiera della globalizzazione, verso il trionfo dell’economia e della finanza che mette gli umani all’ultimo posto, depredandoci dei diritti e della dignità, col beneplacito e il plauso di tanti moderati come lei che, mi creda, non si salveranno per questo né salveranno questo discutibile pseudo benessere sempre più scricchiolante. Io invece penso che l’unica scelta sia tornare a lottare, che solo con una ribellione civile e ferma che unisca i cittadini e i lavoratori in massa opponendoli a questa economia, a questa finanza, a questi profittatori, si possa ritrovare un futuro, una dignità, e un lavoro degno di questo nome. E soprattutto quel che adesso manca del tutto: una speranza. Mi perdonerà se non mi firmo, sono fra quelli che han già perso da un pezzo un savonese
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