Umbria, banco di prova del trasformismo di Rizzo Come il rosso si confonde col nero in una giravolta politica senza precedenti

Marco Rizzo, da leader comunista a paladino del sovranismo populista, tenta l’assalto alla presidenza della Regione Umbria con una coalizione dalle sfumature politiche sempre più incerte. Una riflessione sulle contraddizioni e le derive di una figura che ha scelto di rinnegare la propria storia in nome di un trasformismo inquietante.

Il camaleonte rosso-nero

Quando si pensa a Marco Rizzo, viene spontaneo domandarsi: chi è davvero questo politico che un tempo difendeva a spada tratta il comunismo e oggi si presenta come leader di una coalizione sovranista, sostenuto addirittura da frange neofasciste? La candidatura di Rizzo alla presidenza della Regione Umbria è l’ultimo capitolo di una parabola che ha visto l’ex comunista trasformarsi in un leader populista dai contorni sempre più sfumati.

Dalla falce e martello al sovranismo confuso

Era il 2019 quando Rizzo, alla guida del Partito Comunista, tentava di riportare in auge l’iconografia stalinista, sfoggiando il simbolo della falce e martello con orgoglio. Oggi, quello stesso uomo si schiera contro i “partiti eterodiretti dalle oligarchie internazionali” e parla di “sovranità popolare”, stringendo alleanze con figure che un tempo avrebbe considerato nemiche. Come si può spiegare una metamorfosi così radicale?

Il barone nero e il cortocircuito ideologico

L’endorsement del neofascista Roberto Jonghi Lavarini, noto come il “barone nero”, è forse l’emblema più chiaro del cortocircuito ideologico in cui è caduto Rizzo. Non solo ha abbandonato il comunismo, ma ora si trova a ricevere il sostegno di chi rappresenta l’estrema destra. Un’alleanza che mescola simboli e ideologie opposte, in un miscuglio che lascia disorientati persino i suoi vecchi compagni di lotta.

Il populismo come rifugio

Di fronte al crollo dei consensi, con percentuali elettorali ridicole, Rizzo ha deciso di rifugiarsi nel populismo più sfacciato. Parla di difesa dei lavoratori, degli agricoltori, degli artigiani, ma dietro queste parole si cela un programma politico che sembra più un minestrone ideologico che una reale proposta di governo. Invece di costruire, Rizzo sembra interessato solo a distruggere, cavalcando la rabbia e la frustrazione.

Un programma scritto dal basso, o forse no

Rizzo dichiara di voler scrivere il programma elettorale “insieme alla società umbra”, come se non fosse mai stato protagonista della politica nazionale. Ma questo appello alla partecipazione popolare appare più come una trovata pubblicitaria che una reale apertura. In realtà, il suo programma sembra già scritto: un mix di sovranismo economico e retorica populista che cerca di attirare voti da ogni parte, senza una vera coerenza.

La sindrome dell’autostrada contromano

Rizzo sembra incarnare perfettamente la vecchia barzelletta del guidatore che si trova contromano in autostrada e accusa gli altri di essere pazzi. Critica tutto e tutti, dai partiti tradizionali all’Europa, dagli Stati Uniti alla Nato, senza mai fermarsi a riflettere sul proprio percorso. È sempre stato convinto di avere ragione, anche quando la realtà gli ha dimostrato il contrario.

La nostalgia di un passato che non c’è più

Nonostante la retorica anti-sistema, Rizzo non riesce a nascondere una profonda nostalgia per il passato. Non il passato recente, ma quello di un comunismo ortodosso che non esiste più, se non nei suoi ricordi. Questa nostalgia lo ha portato a un’alleanza improbabile con chi un tempo combatteva, in nome di una “nuova sintesi sociale sovranista” che altro non è che un rifugio dalle sue sconfitte politiche.

Il prezzo del trasformismo

Il rischio maggiore per Rizzo è che il suo trasformismo venga punito dagli elettori. In un’epoca in cui la coerenza è sempre più apprezzata, il suo cambio di rotta potrebbe costargli caro. I vecchi comunisti lo vedono ormai come un traditore, mentre i nuovi alleati potrebbero abbandonarlo alla prima difficoltà. Cosa rimarrà allora di questo percorso tortuoso?

Umbria, banco di prova per l’ennesimo flop?

L’Umbria potrebbe diventare il teatro dell’ennesimo flop elettorale per Rizzo. Dopo i disastri delle scorse elezioni, ci si chiede se questa nuova avventura non sia solo l’ultimo colpo di coda di un leader che ha perso la sua bussola politica. Anche i più ottimisti fanno fatica a vedere in questa candidatura qualcosa di diverso dall’ennesima velleitaria impresa destinata al fallimento.

Fine di un’era

Quello che è certo è che la parabola di Marco Rizzo segna la fine di un’era. L’era di un comunismo che, nel bene e nel male, aveva una sua identità forte e definita. Oggi, di quel passato non resta che un’ombra sbiadita, persa in un mare di contraddizioni e di alleanze improbabili. Chissà se Rizzo si renderà conto che, nella sua corsa verso il sovranismo, ha finito per perdere se stesso.

Antonio Rossello

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