TUTTI PAZZI PER LEI
Uominiliberi l’aveva anticipato già all’indomani delle elezioni: nel centrodestra savonese non c’è uomo (o donna) che non abbia tentato di “mettere il proprio cappello” sulla testa della giovane Barbara Marozzi. Tra i molti nomi nuovi, proposti nella lista “Vince Savona”, quello della Marozzi non aveva destato preoccupazione alcuna tra i big (berlusconiani e non), sicuri che si trattasse della solita candidatura di bandiera: una giovane dalla faccia pulita – voluta da Ilaria Caprioglio per svecchiare una compagine sin troppo stantia – destinata ineluttabilmente al fallimento elettorale.
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E invece, complici una campagna discreta ed efficace e un’inattesa vittoria, il risultato della studentessa savonese, sino ad allora sconosciuta all’agone politico ed eletta in Consiglio a 24 anni, ha lasciato di stucco “i soliti noti”. Ma la storia era destinata a ripetersi e dopo l’elezione – a sorpresa (?) – è arrivato anche l’assessorato. Identico lo schema: un lavoro di fino, nessun clamore mediatico, nessuna anticipazione, per una nomina resa nota agli stessi compagni di giunta solo a cose fatte, pochi minuti prima della presentazione. Per chi non crede alle coincidenze (o al caso), due indizi fanno una prova! A un osservatore attento non sarebbe certamente sfuggito che a curare la campagna di Barbara Marozzi, sin dal principio, sia stato Andrea Castellini (sempre lui a fare da regista per il successo di Marco Rapetti a Spotorno e Paolo Bolla a Stella). Assicuratore di professione (oggi è Vicepresidente provinciale dei giovani di Confcommercio), cresciuto tra le fila del centrodestra e più che avvezzo alle corse elettorali, Castellini ha saputo costruire in poche settimane un gruppo coeso di ragazzi, disposti a correre pubblicamente per l’obiettivo, assicurandosi al contempo il supporto e l’appoggio discreto di qualche amico (più o meno giovane) tra i nomi che contano a Savona e in Piazza De Ferrari. C’è da sperare che la stessa “ricetta” possa funzionare anche per il futuro, o la strada si farà faticosa per l’Assessore Marozzi: ormai fuori dal Consiglio Comunale (non per caso) rischia di finire “come un vaso di terracotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro”. |