Trentadue navi in ventitré giorni: il business prima di tutto, l’aria dopo

Trentadue. Tante sono le navi della Costa Crociere previste in porto a Savona nel solo mese di aprile. Una media di più di una nave al giorno, concentrate in appena ventitré giorni. Un record? Forse sì. Ma è un primato di cui non possiamo certo vantarci.

Perché a fronte di questo traffico intensissimo, il numero di banchine elettrificate è ancora fermo a zero. Promesse, proclami e rassicurazioni si sono susseguiti negli anni, ma la realtà è che le infrastrutture promesse per il 2023 non ci sono. Dovevano permettere alle navi attraccate di spegnere i motori e allacciarsi alla rete elettrica di terra, riducendo in modo significativo l’inquinamento atmosferico. Dovevano, appunto.

Il risultato? Ogni giorno che passa, ogni nave che attracca, continua a bruciare combustibili fossili a pochi metri dalle case dei savonesi. Con un impatto diretto e silenzioso sulla qualità dell’aria, sulla salute e sulla vita di chi abita la città.

Il porto di Savona è diventato un centro commerciale galleggiante, un’enorme vetrina del turismo industriale. Ma a chi giova davvero tutto questo? Certamente alle casse di chi gestisce il traffico crocieristico, molto meno a chi ogni giorno respira le polveri sottili e i gas di scarico che quelle navi generano.

Eppure, l’elettrificazione delle banchine non è fantascienza. In altri porti europei è realtà da anni. Da noi, invece, si continua a parlare di “progetti”, “gare”, “cronoprogrammi”. Intanto, il calendario delle crociere si allunga, mentre quello delle opere per la sostenibilità resta fermo.

È l’ennesimo esempio di una politica che privilegia il business immediato a scapito della salute pubblica. E come spesso accade, chi paga il prezzo più alto è la cittadinanza, ignorata nei suoi diritti più elementari: respirare aria pulita e vivere in una città che rispetta chi ci abita.

Savona merita di meglio. Non bastano le cartoline con le navi luccicanti al tramonto. Serve una visione, servono scelte coraggiose. E soprattutto, serve il rispetto delle promesse fatte.

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