I recenti fatti alassini hanno evidenziato ciò che ancora a molti è sfuggito: è tornato il consociativismo di Burlando-Scajoliana memoria.
Che la raccolta e lo smaltimento della N.U. fosse materia pericolosa e di difficile gestione per i grandi margini e le enormi possibilità di comportamenti illeciti, lo si è sempre saputo ma era normale ritenere che occorresse un po’ di tempo prima di poter mettere in atto la malversazione.
Così non è stato, e passati sei mesi ecco che le Forze dell’ordine cercano di ricostruire percorsi, accertare avvenimenti, segnare denaro e creare la trappola nella quale persino il più sprovveduto degli amministratori infedeli non sarebbe caduto, nella considerazione ulteriore che i protagonisti di questa disavventura non sono di “primo pelo”, ed allora viene da chiederci cosa ci sia da capire ancora da parte degli inquirenti o se hanno capito, perché vadano così cauti.
La risposta, oltre che nel giusto e sacrosanto rispetto e tutela della libertà d’azione dei singoli, sta forse nell’aver intuito che alle spalle di tutto ciò c’è un rinnovato consociativismo tra l’Amministrazione alassina (amministratori e funzionari) ed esponenti di altre forze politiche rappresentate in Provincia ed in stretto rapporto con imprenditori e componenti del mondo delle professioni (avvocati, commercialisti, ingegneri ).
Questo consociativismo, consolidato altrove ed in altri settori, è scoppiato ad Alassio come un bubbone grazie alla reazione di un imprenditore, che magari non sarà uno stinco di santo, ma che forse era stanco di un sistema corrotto per il quale ha preferito venire in Liguria sperando in situazioni diverse senza sapere che anche nella nostra regione certi vizi sono ben radicati, soltanto che non si chiamano “Mafia”