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TIRRENO POWER

POTENZIAMENTO TIRRENO POWER
Le considerazioni del Consigliere Provinciale Marco Caviglione (IDV)

 Il potenziamento a carbone della centrale Tirreno Power comporterà nella nosta provincia un ulteriore incremento delle patologie e delle morti precoci conseguenti, in particolare in campo cardio-cerebrovascolare (infarti, ictus ed emorragie cerebrali), neurologico (M.di Parkinson, M.di Alzheimer, deficit di memoria e di attenzione nei bambini) e neoplastico (diversi tumori solidi ed ematici); insomma, un’autentica ecatombe sanitaria.

Già allo stato attuale la salute di cui godono gli abitanti della provincia di Savona, in particolare dei comprensori di Vado, Quiliano e Savona, ma pure di buona parte della Valbormida, è sicuramente peggiore rispetto alla media regionale, e ancor più nei confronti della provincia di Imperia, la quale, beata lei, vive soprattutto di turismo e agricoltura, mentre in quella di Savona da oltre mezzo secolo è stata fatta una scelta di forsennata industrializzazione a discapito proprio di agricoltura e turismo: i nostri anziani ricordano bene, e certamente con nostalgia, come un tempo era fiorente in pesca e turismo balneare la baia di Vado Ligure, e come la piana subito alle sue spalle fosse rinomata per le numerose coltivazioni e  frutteti, dei quali ultimi è rimasta come attuale testimonianza solo la famosa albicocca a Quiliano.

Così come l’intera Valbormida era una volta considerata la campagna e la collina di molti savonesi i quali, chi ne aveva le possibilità, amavano trascorrervi weekend o settimane nei mesi estivi. Icone industriali: Esso Chimica, centrale Enel (poi Tirreno Power) a Vado, Italiana Coke a Cairo, per non parlare della secolare Acna a Cengio. Da un cinquantennio i savonesi, i vadesi, ma non solo loro, stanno pagando a caro prezzo sulla loro pelle (è proprio il caso di dirlo) quelle scelte industriali, che allora erano state fatte in nome di una ricerca spasmodica di occupazione, di creazione di centinaia se non migliaia di posti di lavoro, che significava maggiore sviluppo economico, per risollevare il territorio dalla distruzione e dalla miseria operate dalla grande guerra; allora quelle scelte potevano quindi avere un senso (anche se col senno di poi forse no). Oggi questa continua e ossessiva ricerca di qualche decina di nuovi posti di lavoro, che si basa miopicamente sempre e solo sulla creazione o sul potenziamento di siti industriali, senso logico proprio non ne ha, avendo inoltre ben presente quali e quanti scempi ambientali e sanitari ieri e oggi l’industrializzazione abbia e stia creando.

Anzichè cambiare radicalmente indirizzo, e mi riferisco in particolare alla centrale termoelettrica di Vado, rivolgendosi all’uso delle fonti rinnovabili, e optando inoltre alla sua completa metanizzazione, considerato anche che la produzione di energia risulta peraltro in forte eccesso(5 volte tanto) per le esigenze della nostra provincia, assistiamo invece a una richiesta dell’azienda, purtroppo avallata, anche se non totalmente, prima dalla Regione, poi anche dallo Stato ( la provincia invece l’aveva avallata totalmente), di potenziamento nell’uso del carbone, il combustibile in assoluto più inquinante del pianeta, seppure più economico (solo per l’azienda!).

Tirreno Power avrà quindi un ulteriore incremento  dei suoi già immensi guadagni, al prezzo solamente di aver a suo carico quei famosi e continui monitoraggi di emissioni in aria e acqua che avrebbe già dovuto avere da decenni: economicamente se la caverebbe proprio bene, senza contare poi il fatto che, come sino ad ora, il controllore continuerebbe a controllarsi invece di essere controllato dagli enti pubblici. Pensare che da calcoli eseguiti dal M.O.D.A. i danni ambientali e sanitari causati dalle emissioni della centrale di Vado si aggirerebbero sui 140 milioni di euro all’anno, e questo sino ad ora ,prima dell’ampliamento a carbone.

 Viene allora spontaneo chiedersi: se Tirreno Power vuole continuare ad usare come sinora, anzi, più di ora, il carbone, e se questo suo desiderio è stato esaudito, perché mai non le viene imposto di risarcire con quelle cifre i continui danni che opera da decenni sulla salute e sull’ambiente e quindi sulle attività (turistiche, agricole,ecc.)della provincia di Savona? In ogni caso i suoi introiti sarebbero ugualmente notevoli. Sarebbe veramente il minimo da esigere, da parte dei comuni, della provincia e della regione, fermo restando, ovviamente, che la cosa migliore , anzi l’unica, da farsi, sarebbe invece la totale conversione a metano della centrale, con l’avvio all’uso delle fonti rinnovabili, tutto ciò senza alcuna condizione, pena la sua immediata chiusura, avendo però già pronto nel frattempo un piano energetico provinciale e regionale serio e moderno, basato esclusivamente sul fotovoltaico ed eolico dopo una fase transitoria di uso del metano.

 Bisognerebbe davvero chiudere definitivamente col carbone, e questo comporterebbe anche la chiusura dell’Italiana Coke, di cui gli ultimi incidenti costituiscono solo la goccia che ha fatto traboccare un vaso rappresentato dalle sue tormentate e inquinanti vicende passate. E chiudere poi finalmente anche con la storiella sindacale dei così agognati posti di lavoro, storiella che non prende affatto in considerazione il diritto alla salute dei cittadini e alla salute e alla sicurezza sul lavoro degli stessi addetti, i cui diritti, appunto, dovrebbero stare molto a cuore ai loro sindacati…sempre se questi stanno, come dicono, dalla parte dei lavoratori, e non dei padroni!

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