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Tiro al poliziotto sport nazionale

Tiro al poliziotto sport nazionale
Gentile Sig. Ario Levrero mi permetto di esporle il mio punto di vista.
Siccome Lei, per sua stessa ammissione, è un “autentico ammiratore” delle forze di polizia dovrebbe essere anche il primo a stigmatizzare il gesto del poliziotto che passa delle brioches ad un ragazzo….leggi.… Sembra infatti che fossero indirizzate ad un amico probabilmente neppure partecipante ai presidi. Ma facciamo anche finta che in realtà il Questore o il Poliziotto mentano, e che invece questo ragazzo che riceve un “sacchetto pieno zeppo di brioches” fosse un manifestante (uno dei più feroci o magari proprio “il delinquente semianalfabeta” che l’ha esortata a scendere in piazza usurpandola dei simboli a lei cari come tricolore e inno nazionale). Secondo Lei ….

il problema reale è il poliziotto che nel cuore della notte passa delle brioches ad un manifestante, oppure la Prefettura che non ha dato disposizioni precise che limitassero blocchi stradali permettendo di fatto che poche decine di persone tenessero in scacco una città per intere giornate?

Io forse dal Questore avrei voluto queste spiegazioni. Perché vede, io ho partecipato a numerose manifestazioni in piazza, quelle per cui lei “Non ho mai provato simpatia… non importa di quale colore politico e per quale più o meno legittima rivendicazione…” quelle “che danneggiano la collettività invece di coloro contro i quali sono – o si dicono essere – dirette”, perché purtroppo in certi ambienti lavorativi per ottenere qualcosa lo sciopero e la manifestazione diventano una necessità. Se non si scende in piazza e non si crea qualche disagio è difficile essere visibili e di conseguenza essere ascoltati. Specialmente quando il lavoro svolto non ha la possibilità di creare un disagio derivante dalla semplice astensione dal lavoro (mi riferisco ad esempio ai ferrovieri piuttosto che agli autisti degli autobus di linea ecc….)

Però ogni manifestazione, per lo meno che io ricordi nella nostra città, è sempre passata attraverso accordi ed autorizzazioni preventivi con Prefettura e Questura, che di volta in volta decidevano orari percorsi e luoghi di presidio delle varie manifestazioni.

Allora chiediamo alla Questura, tutto questo è avvenuto anche per i forconi? E se è avvenuto in base a quale regola o norma si è concesso di bloccare la città contemporaneamente in luoghi diversi per così tanto tempo? E come mai questo è avvenuto anche quando i manifestanti in piazza erano poco più di uno sparuto gruppetto?

E la risposta non può certo essere che la “discreta” presenza di personale non ha permesso di affrontare con decisione certe situazioni, perché se ciò fosse vero ci sarebbe di che preoccuparsi per la nostra sicurezza e per le sorti della nostra povera democrazia. E non è accettabile neppure la giustificazione che non si potevano prevedere certi effetti, la manifestazione era annunciata da tempo sul web e sugli organi di informazione.

Questo mi chiedo da cittadino e chiederei da giornalista al Questore. Poco mi importa se un poliziotto nel cuore della notte allunghi due brioches a chissà chi. Probabilmente questo Agente lavora e vive a Savona e non può non conoscere qualcuno. Credo che in qualsiasi professione (anche in miniera) esista, durante l’impegno lavorativo, una piccola pausa, quei 5 minuti in cui ci si stacca dalle tensioni. Chiederne addirittura un procedimento disciplinare mi sembra veramente un’esagerazione, oltre che dimostrare di non aver capito il reale problema.

Come spesso accade, nel nostro paese, se non si riescono ad ottenere plausibili spiegazioni da chi occupa ruoli di vertice e come in questo caso è responsabile dell’ordine pubblico si cambia l’obiettivo; più piccolo più semplice da colpire ma ideale per appagare la nostra sete di vendetta. Si tende così a focalizzare meglio la pagliuzza nell’occhio piuttosto che la trave. E questo accade specialmente quando si può colpire chi porta una divisa. Che poi, dopo la caccia all’arbitro, credo sia lo sport nazionale preferito dagli italiani (a questo punto anche il suo).

Saluti.

OSVALDO AMBROSINI

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