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Termovalorizzatore in Liguria: l’ipotesi Savona prende forma

La localizzazione dell’impianto divide la Liguria: Scarpino perde quota, Savona torna in pole position.
Il dibattito sull’impianto di chiusura del ciclo dei rifiuti in Liguria si intensifica. Mentre la giunta regionale, guidata dal presidente Marco Bucci, accelera sulla pubblicazione della manifestazione di interesse, le probabilità che il termovalorizzatore venga realizzato a Scarpino sembrano sempre più deboli. A emergere con forza è invece l’area del Savonese, con particolare attenzione alla Val Bormida.
“Entro due o tre mesi pubblicheremo la manifestazione di interesse, è il tempo massimo che ci siamo dati”, ha dichiarato Bucci. La giunta ha individuato nel partenariato pubblico-privato lo strumento ideale per realizzare un impianto tecnologicamente avanzato, capace di trattare fino a 200mila tonnellate di rifiuti all’anno e generare energia con un impatto ambientale ridotto. Tuttavia, nonostante l’iniziale entusiasmo per Scarpino come possibile sede, le limitazioni di volume del sito e la forte opposizione delle comunità locali stanno ridimensionando questa opzione.
Scarpino, situato sulle alture del Ponente genovese, era stato indicato come uno dei siti più idonei dallo studio commissionato dall’Arlir (Agenzia regionale per i rifiuti) al Rina. Tuttavia, le problematiche logistiche e idrogeologiche, unite alle proteste degli abitanti della Val Chiaravagna e di Sestri Ponente, stanno spingendo la Regione a considerare alternative. “Scarpino è tecnicamente idoneo, ma non sappiamo se ci saranno offerte per quel sito”, ha ammesso Bucci. Il rischio di un ulteriore scontro politico in vista delle elezioni regionali sembra aver rallentato l’entusiasmo iniziale per questa soluzione.
Con Scarpino che perde slancio, l’attenzione si sposta su Savona e, in particolare, sulla Val Bormida. Già individuata tra le aree potenzialmente idonee, la zona savonese offre spazi e infrastrutture che potrebbero facilitare la realizzazione del termovalorizzatore. Tuttavia, la prospettiva di ospitare un impianto del genere non è accolta favorevolmente da tutti. Il sindaco di Carcare, Rodolfo Mirri, ha espresso forti perplessità, puntando il dito contro l’Arlir: “I cittadini sanno che pagano 55 centesimi per abitante, neonati compresi, per mantenere un’agenzia che non ha ancora prodotto risultati concreti? Quali sono i benefici per la Liguria?”.
Mirri teme che il Savonese e la Val Bormida possano essere nuovamente penalizzati, diventando il “banco di prova” per decisioni che nessun altro territorio vuole assumersi. Una preoccupazione condivisa da altri amministratori locali, che sottolineano come la Regione debba valutare attentamente l’impatto economico, sociale e ambientale di un impianto di questa portata.
Mentre il dibattito continua, il presidente della Provincia di Savona, Pierangelo Olivieri, ha invitato alla prudenza: “La scelta del sito non è imminente e deve essere condivisa con il territorio”. Una posizione che riflette il bisogno di trasparenza e dialogo con le comunità locali, già provate da anni di scelte controverse in materia di gestione dei rifiuti.
Intanto, Bucci insiste sulla necessità di un sistema moderno che non solo chiuda il ciclo dei rifiuti, ma offra anche vantaggi concreti: “Vogliamo un impianto che produca energia e riduca le emissioni di CO2 rispetto a oggi. L’obiettivo è minimizzare l’impatto ambientale e creare valore per il territorio”.
La questione del termovalorizzatore in Liguria resta aperta, ma gli sviluppi recenti indicano che Savona potrebbe presto diventare il nuovo epicentro di questa delicata partita. Sarà cruciale, nei prossimi mesi, capire se le istituzioni riusciranno a bilanciare le esigenze tecniche con le legittime preoccupazioni delle comunità locali, garantendo al contempo una gestione sostenibile ed equa del ciclo dei rifiuti.

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