Sul discorso di Zinola e Angelini Ripartiamo dalla pietas |
Condivido l’intervento di Marcello Zinola e quello di Luciano Angelini. Tranne che per alcuni, considerevoli, aspetti. La notizia terribile del ragazzo che si è tolto la vita è stata trattata con sensazionalismo, sì, proprio da quei giornali cartacei per i quali ci si interroga sul futuro. Paginate con foto, interviste allo psicologo e biografia dietrologica per un fatto che – ritengo – doveva essere trattato molto più sommessamente, tanto con misura quanto con delicatezza umana. “Dove andremo a finire?” sembrano le domande che si evincono dai due commenti. “Da dove ripartire?” piuttosto. Da dove rifondare un approccio deontologico, che includa la “pietas” tra i principi primari nella cultura del cronista? Perchè è un fatto non solo di deontologia, ma anche di cultura. Visto che Zinola cita fra gli altri IVG.it, voglio precisare meglio quello che i nostri lettori abituali hanno già avuto modo di constatare. Il giorno di Natale la nostra redazione ha onorato la festività e, pur avendo i dettagli dell’accaduto, non ha voluto pubblicare la notizia. Non l’abbiamo inserita nemmeno domenica 26. L’abbiamo pubblicata lunedì 27, senza alcuna foto, con poche righe: http://www.ivg.it/2010/12/si-uccide-a-17-anni-lutto-ad-albisola-superiore/. C’è modo e modo di dare le notizie che, comunque, nei limiti dell’etica professionale (in questo caso particolare anche della Carta di Treviso) vanno sempre date. Diametralmente all’opposto un blog savonese, “supplemento” di una testata sanremese, ha battuto subito la notizia con alcuni errori (peraltro pesanti), tanto da dover poi fare ammenda rettificando con una serie di precisazioni su richiesta del padre del ragazzo stesso. La “mano” precipitosa di questo cronista, non nuovo agli svarioni, ha passato la news inesatta anche all’Ansa (e questa pure sarebbe un’altra storia…), moltiplicandone la distribuzione. Il modo di fare comunicazione nel terzo millennio è già cambiato. Pensare che il giornalismo si identifichi ancora con l’era di Guttenberg, con la stampa a caratteri mobili, è una sciocchezza ormai. Lo sappiamo tutti. Alla fine della conta, sono i lettori che premiano la serietà e la professionalità, qualità che si consolidano con linee editoriali precise, a prescindere dal “medium”, sia esso carta, radio, televisione o web. Non è un supporto che conferisce autorevolezza ad un organo di informazione. Sono i contenuti, che vanno giudicati con attenzione giorno dopo giorno. Per questo in precedenza ho usato il termine “pietas”, una parola latina, antica, per indicare che i nuovi media non devono cannibalizzare i valori sani radicati in una professione importante, quale quella giornalistica, ma anzi farli propri. Tra questi valori eccelle quel sentimento di riverenza e di compassione per i dolori altrui che è appunto la pietà. Felix Lammardo, Direttore di IVG.it e Genova24.it |