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Sciopero

LE RAGIONI PER CUI IL 6 SETTEMBRE SCIOPERERO’
Desidero con la presente comunicare le ragioni della mia partecipazione allo sciopero indetto per la giornata del 6 settembre.

 Comunico fin d’ora che nell’ambito della totale autonomia e democrazia di posizioni che contraddistingue il nostro gruppo consiliare, come è giusto che sia in una vera forza civica ed indipendente, si tratta di una posizione strettamente personale.

Al presidente del Consiglio ed ai suoi ministri i lavoratori dipendenti non sono mai stati simpatici e questo già lo sapevamo: i precari sono stati a più riprese definiti la parte peggiore del paese (!?) e si è sempre cercata l’occasione per disfarsi di un baluardo di civiltà  e democrazia come lo Statuto dei Lavoratori ed in particolare dell’articolo 18, vera e propria ossessione del presidente Berlusconi e del ministro Sacconi. Non a caso il governo ha sempre parlato di nuovo Statuto dei Lavori (!?),  eliminando la sgraditissima parola “lavoratori” e sostituendola con il termine “lavori”, così impersonale e disumano, però, al tempo stesso, così significativo delle reali intenzioni di chi è ora al potere.

Di fronte ad ogni tentativo di svuotamento dello Statuto dei Lavoratori, ad ogni attacco al Diritto del Lavoro in generale, o ad assalti ai diritti ed alle tutele delle lavoratrici e dei lavoratori,ritengo doveroso oppormi con la massima fermezza.

L’inserimento da parte del Governo e del Ministro del Welfare Sacconi – in una manovra finanziaria adottata per decreto legge a causa dell’urgenza determinata dalla crisi economica e dal crollo di fiducia nei confronti dei titoli di stato italiani e della nostra economia – di un provvedimento che aggira l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori ed introduce la libertà di licenziamento, nonchè la possibilità  di derogare ai contratti nazionali ed alle leggi in materia di organizzazione del lavoro mediante accordi aziendali, è inaccettabile e rappresenta l’ennesima aggressione al lavoro dipendente già tartassato fiscalmente.

Non trova nessuna giustificazione inserire, quasi di nascosto, in una manovra prettamente economica una norma che sconvolge quelle regole che da oltre 40 anni disciplinano il rapporto di lavoro, che sono state il frutto di anni di lotte sindacali e che rappresentano un imprescindibile baluardo di civiltà  e democrazia.

Non è infatti fondata l’accusa mossa da autorevoli membri del governo, secondo la quale chi difende l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori non è al passo con i tempi; e semmai è vero il contrario e cioè che è retrogrado chi attacca continuamente uno strumento di tutela irrinunciabile quale l’articolo citato in quanto di fatto si propone di riportare i lavoratori alle condizioni di sfruttamento dell’inizio dell’epoca industriale, cancellando decennali lotte e conquiste lavorative, e facendo arretrare la lancetta del tempo e della civiltà di secoli.

La crisi in nome della quale si giustificano i provvedimenti contro il lavoro e le dure misure economiche individuate dal Ministro dell’Economia Tremonti è, oramai senza ombra di dubbio, frutto di quello stesso Neoliberismo e del mito del “mercato che si autoregola” che hanno governato la politica e l’economia mondiale negli ultimi due decenni. La speculazione finanziaria selvaggia e gli attacchi speculativi ai titoli italiani non sono la causa della crisi ma la sua

conseguenza: esse sono semplicemente l’espressione più estrema del Neoliberismo.

Personalmente ritengo che il famigerato posto di lavoro fisso – tanto sgradito ai nostri politici (straordinariamente corrotti ed incapaci),a managers, finanzieri,imprenditori ed industriali arroganti, senza scrupoli,incompetenti, che quasi sempre ricoprono posizioni di grande responsabilità  e lautamente remunerate non per merito, ma per raccomandazione o appoggio politico agli industriali – sia l’obiettivo che ogni società  civile dovrebbe e deve porsi, in quanto rappresenta la condizione necessaria per garantire ad ogni essere umano (fino a prova contraria siamo ancora uomini e non robots o mere unità  numeriche usa e getta) se non la serenità , quantomeno una decente stabilità  emotiva e mentale (come si fa a vivere in uno stato di perenne incertezza, precarietà , ricattabilità?), nonchè la possibilità  di condurre una vita dignitosa.

Franco Tessore

Consigliere del Gruppo Tu per Albisola con Tessore Sindaco, RSA Savona e membro del direttivo nazionale Unità  Sindacale Falcri – Silcea (sindacato bancario autonomo)

 

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