Savona tra rigassificatore e bitume: una nuova sfida per la città

Mentre la questione del rigassificatore sembra finalmente imboccare una strada favorevole, a Savona torna alla ribalta un tema che per anni ha diviso la città: il deposito di bitume negli Alti Fondali del porto. Dopo un decennio di contenziosi, il Consiglio di Stato ha dato il via libera al progetto, riaccendendo un dibattito che sembrava sopito.
Il piano, presentato inizialmente nel 2010 dall’azienda Bit (45% Giachino Bitumi, 45% gruppo Gavio e il 10% operatori locali), prevede la realizzazione di nove serbatoi di altezza compresa tra 8 e 19 metri, capaci di stoccare complessivamente circa 40.000 metri cubi di bitume. L’impianto dovrebbe sorgere su un’area di 10.000 metri quadrati nei pressi dell’ex Italsider.
Nonostante il Comitato Portuale e lo stesso Comune avessero approvato il progetto agli esordi, il mutare della sensibilità ambientale e una crescente opposizione popolare aveva portato a un progressivo blocco.  Verdi, Rifondazione, Noi per Savona e  soprattutto il  Movimento Cinque Stelle che fece, con grande successo, una raccolta firme, avevano spinto le istituzioni locali a fare marcia indietro.
A lungo si parlò di spostare il deposito a Vado.
Il progetto è stato quindi oggetto di un lungo iter burocratico e legale, culminato con la recente sentenza del Consiglio di Stato che, insieme al benestare del Ministero dell’Ambiente, ha rimesso il piano al centro dell’agenda politica locale.
Il deposito di bitume è visto da alcuni come una necessità strategica per il porto, con un investimento previsto di 15 milioni di euro e la creazione di circa 5-8 posti di lavoro diretti, oltre a un indotto stimato tra 25 e 30 unità. Il Bit sottolinea che l’impianto sarà sicuro e dotato di tecnologie per il recupero totale dei fumi, minimizzando così l’impatto ambientale.
Tuttavia, molti cittadini e amministratori locali temono che l’iniziativa contrasti con l’obiettivo di riqualificazione ambientale della zona mare, perseguito da anni. La questione ha anche un peso simbolico: rappresenta un possibile ritorno a logiche industriali che molti considerano superate per una città proiettata verso un futuro più sostenibile.
Nonostante il via libera legale, l’effettiva realizzazione del deposito dipenderà dalle decisioni degli enti locali, primo fra tutti il Comune di Savona, che in passato ha già espresso perplessità. Nel frattempo, il Bit si dice pronto ad avviare un nuovo procedimento amministrativo, ma si prevede che le opposizioni politiche e popolari torneranno a farsi sentire. Per il Sindaco Russo sarà una grossa grana da risolvere ci vorrà una decisione dura e decisa che, purtroppo, pare non essere nelle corde del nostro Sindaco.
Il deposito di bitume non è solo una questione tecnica o ambientale, ma un banco di prova per l’identità futura di Savona: città portuale con ambizioni industriali o esempio di riqualificazione urbana e ambientale? Le prossime settimane potrebbero dare una risposta.

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