Secondo i dati più recenti, 21 semafori su 25 presenti in città non sono più a norma, e in alcuni casi non si trovano più i componenti necessari per ripararli. Una situazione che l’amministrazione ha cercato di tamponare spegnendo alcuni impianti secondari per cannibalizzarli e recuperare i pezzi per quelli situati in zone a maggiore traffico. Una scelta obbligata, ma non priva di rischi per la sicurezza dei cittadini, che si trovano a convivere con incroci pericolosi e una segnaletica luminosa inadeguata.
L’assessore ai Lavori Pubblici, Lionello Parodi, ha annunciato un investimento di oltre 150 mila euro per un ricambio generale dei semafori. Tuttavia, questi fondi sono stati stanziati solo parzialmente, con 66 mila euro previsti per la prima tranche. Nel frattempo, molti degli impianti attualmente in funzione risalgono a decenni fa, e i pochi semafori recenti – appena quattro – non bastano a coprire le esigenze di una città complessa come Savona.
Eppure, mentre la sicurezza stradale viene messa in secondo piano, si spendono ingenti risorse per progetti come la pedonalizzazione di corso Italia, una scelta che continua a dividere cittadini e commercianti. In molti si chiedono se questi interventi estetici o urbanistici siano davvero prioritari rispetto alla manutenzione e all’adeguamento delle infrastrutture essenziali.
L’assenza di una visione chiara e di una programmazione a lungo termine penalizza non solo i residenti, ma anche i turisti, che si trovano a fare i conti con una città che non sembra in grado di garantire i servizi fondamentali. La domanda resta: perché investire in opere non urgenti mentre le basi della sicurezza urbana vengono trascurate?
Questa situazione è emblematica di una cattiva gestione delle priorità amministrative, che dovrebbe far riflettere chi ha il compito di guidare la città. È tempo che Savona scelga di investire in ciò che conta davvero: la sicurezza e il benessere dei suoi cittadini.