Savona – È stato un intervento articolato e molto critico quello del consigliere Federico Mij (M5s) durante la Commissione consiliare dedicata al nuovo piano rifiuti. Un intervento che, al di là dei toni pacati, ha posto con forza una serie di dubbi e problematiche irrisolte, chiedendo senza mezzi termini di posticipare l’avvio del nuovo sistema almeno dopo l’estate.
“Non è vero che non ci furono osservazioni: lo dissi anche io, e lo disse il sindaco”
Mij ha subito voluto correggere una narrazione diffusa nei giorni scorsi: “Si è detto che alla presentazione della variante, nel settembre 2024, non fossero stati sollevati dubbi. È falso. Io mi sono riascoltato la commissione: lo stesso sindaco disse che c’era il rischio di discriminazioni tra quartieri se il piano non fosse stato implementato correttamente. Lo dissi anch’io, lo dissero altri consiglieri.”
Uno studio parziale a giustificazione di scelte sbagliate
Altro punto critico: le basi tecniche su cui è stato costruito il piano. “Si è fatto uno studio su un centinaio di utenze del centro, con 44 casi critici, e da lì si è deciso per tutta la zona i cassonetti con tessera. Ma quel campione è troppo esiguo. Non si può usare per estendere un sistema a interi quartieri.”
Secondo Mij, si è perso di vista un approccio più efficace: “Il porta a porta rimane il sistema che garantisce la migliore qualità della raccolta differenziata. E quelle criticità, in realtà, sono presenti anche in quartieri come Villapiana o oltre Letimbro, non solo in centro. Si doveva agire per isolati, o anche per singoli condomìni.”
Amministratori sul piede di guerra: “Non è normale”
Mij ha poi riferito la protesta degli amministratori di condominio: “Non è normale che arrivino in commissione con una delegazione a protestare. E non parliamo solo di cittadini singoli, ma di chi dovrà gestire concretamente il servizio.”
Ha poi sottolineato come la mappa e la comunicazione siano state gestite male: “Ci si aspettava lettere chiare, mirate, invece si è ricevuto un materiale confuso. Un cittadino dovrebbe sapere esattamente cosa deve fare, non cercare di interpretare una cartina.”
Domande senza risposta
Il consigliere ha elencato una lunga serie di criticità operative ancora senza risposta:
- Come viene ritirato il primo kit e come si ottengono i successivi?
- Si aumenteranno i passaggi dell’umido in estate?
- La pulizia dei bidoni è prevista o no? E a carico di chi?
- Come si gestiranno gli affitti brevi, ad esempio con i turisti?
- Chi ritirerà fisicamente i bidoni? Il Comune potrebbe farlo sempre?
- È possibile un sostegno economico, visto l’avanzo libero di bilancio?
Su quest’ultimo punto, Mij è stato molto netto: “Abbiamo 8 milioni di euro di avanzo. Perché non usarli per coprire i costi iniziali e alleggerire i cittadini?”
Nodi irrisolti: personale, tariffazione, tempi
Mij ha poi raccolto le preoccupazioni dei sindacati: “Mancano ancora indicazioni sul numero degli operatori previsti e sul piano operativo.” Anche la tariffazione puntuale, che doveva essere un incentivo chiave, risulta ancora lontana: “Ci vuole almeno un anno di simulazioni. Ma ai cittadini era stato promesso un pagamento proporzionato ai rifiuti prodotti.”
Una riflessione sul metodo: “Era tutto da fare un anno fa”
“Questa discussione – ha detto Mij – la stiamo facendo a un mese e mezzo dalla partenza. Era da fare almeno un anno fa. Ora non si può pensare che con una riunione del 10 aprile si risolva tutto.”
Infine, ha lanciato una proposta concreta: fermare l’avvio del piano, rivedere i problemi emersi, e ripartire dopo l’estate. “L’estate è un periodo critico per la gestione dei rifiuti, soprattutto dell’umido. Meglio puntare su una finestra autunnale, con più tempo per informare, correggere, spiegare.”
E ha concluso con una frase emblematica:
“Buona l’idea, pessima l’esecuzione. Così si rischia di rovinare tutto. E questo è un peccato, perché in gioco non c’è solo la fiducia dei cittadini, ma il futuro della città.”