Non vogliamo entrare nel merito della questione particolare ma fare un rilievo politico.
Troppe volte in questi anni si è accostata cosa nostra alla nostra regione. Nel 2010, la Liguria si risveglia da un lungo torpore e scopre il radicamento della ‘ndrangheta. Due inchieste, una a Reggio Calabria e una a Genova, aprono uno squarcio sulla presenza dell’organizzazione criminale in questa regione.
Quello che ci fa specie è che nessuno si renda conto della situazione, né si indigna, ormai siamo abituati a tutto anche del fatto che probabilmente nella nostra terra, che tutti pensavamo indenne dal cancro mafioso, si fanno affari con le cosche.
Certamente si deve attendere la fine delle inchieste le sentenze della magistratura, perché noi non siamo manettari, ne giustizialisti, però in ogni caso sarebbe opportuno che almeno chi amministra la cosa pubblica, anche se pur sfiorato dal solo sospetto, si auto sospendesse per mettere l’istituzione che rappresenta al riparo dalle chiacchiere e soprattutto dal sospetto.
Come diceva il giudice Borsellino: La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.
Grande Liguria