| SAVONA E IL SUO PORTO |
Gli anni a venire di tutti i Paesi del mondo occidentale saranno caratterizzati dalla sfida che i loro governanti dovranno affrontare per il mantenimento degli standard di vita dei loro cittadini fin qui acquisiti, che in questo ultimo ventennio , sono sempre stati ben al di là della sostenibilità economica. Tale sfida sta diventando sempre più incalzante e le difficoltà che si presentano sono sempre più concrete poiché, purtroppo per noi, lo sviluppo economico che in passato aveva creato la ricchezza necessaria al mantenimento di un welfare preso ad esempio da tutto il mondo, ha subito un arresto repentino. Ciò è avvenuto per il noto spostamento delle produzioni industriali e manifatturiere in quei Paesi emergenti, che sfruttando la mano d’opera a buon mercato e una legislazione blanda di controlli sugli impatti ambientali, ha favorito la delocalizzazione di quelle parecchie realtà industriali e manifatturiere, che negli anni cinquanta e sessanta avevano creato i presupposti per il benessere di tutti i cittadini. La sfida è ardua e temiamo che pochi lo abbiano capito sino a fondo, per cui prescindere da questa premessa , significa affrontare il futuro in modo dilettantesco, oltretutto in considerazione che la nostra regione non ha grandi spazi e infrastrutture, tali da poter ospitare realtà industriali e manifatturiere di rilevante importanza. Perse già negli anni passati, le realtà industriali che avevano fatto di Savona una delle città più ricche d’Italia, oggi l’unica realtà economica di una certa importanza rimasta è rappresentata dal porto . Il porto di Savona nello scorso secolo ha basato le sue fortune principalmente su quattro tipologie di traffico: a- siderurgico b- merce varia c- automobili d- forestali Naturalmente un porto non crea merce e manufatti, ma ha il compito di trasbordarli dalle nave alla terra ferma o vice versa, quindi se una tipologia entra in crisi o è localizzata altrove , automaticamente non arriva più, e non vi è nulla che si possa fare localmente per farla ritornare. È il caso del siderurgico che per le note delocalizzazioni della gran parte delle industrie nel far east e in Sud America , e non ultimo la crisi internazionale che ha causato il calo delle vendite; tali prodotti sono stati dirottati altrove irrimediabilmente. Stesso discorso vale per le” merci varie” che sono morte di morte propria con l’avvento della containerizzazione, che ha messo una pietra tombale su una tipologia di traffico , che ha avuto nei portuali di Savona una specializzazione di eccellenza, specie nei primi anni del dopoguerra. Per ciò che concerne le automobili , la causa del calo di tale traffico non va ascritta alla congiuntura internazionale, bensì alla miopia politica locale del non aver munito la città di una infrastruttura dedicata di collegamento del porto alla rete autostradale e alle Ferrovie dello Stato di aver investito in assunzioni clientelari (sotto la spinta dei sindacati) anziché in rotaie: Un esempio su tutti è la Zust Ambrosetti, storica azienda di logistica in questo settore, che per portare le automobili al centro di smistamento che si trova a Vercelli ha trovato più conveniente usare il porto di Civitavecchia ed abbandonare Savona dopo parecchi anni di presenza nel nostro porto. Per ciò che concerne i prodotti forestali , il porto di Savona possiede delle ottime infrastrutture per un prodotto che non sporca, è abbastanza ricco e che ha sempre dato un buon apporto alla economia del porto anche se , ahimè anche questo prodotto risente della inversione di direzione e cioè viaggia verso quei paesi dove trasformare la fibra grezza in “pannolini”, tanto per fare un esempio costa 1/10 di ciò che costa qui. Abbiamo accennato ai “pannolini” come esempio di un prodotto che prima veniva totalmente prodotto dalle nostre cartiere e che adesso viene prodotto per lo più nel far east. Considerando però che tale prodotto , come tutti gli altri innumerevoli prodotti , verrà poi usato in gran parte dalla nostra popolazione ancora “opulenta”, gioco forza la merce, come prodotto finito, prima o poi approderà nei nostri porti contenuta in “ contenitori” Arriviamo pertanto ad un traffico che al contrario degli altri traffici è in continuo aumento, infatti negli ultimi 10 anni il traffico containers è raddoppiato. Prendiamo ad esempio il già accennato “pannolino” che prima veniva prodotto dalle cartiere padane, usando la fibra dei prodotti forestali, sbarcati in parte nel porto di Savona per poi essere venduto nella stessa Padania, ora tale pannolino , prodotto in Cina , caricato nel contenitore , viene trasportato da navi giramondo, che dalla Cina arrivano nel mediterraneo attraverso il canale di Suez , passano davanti alla nostra regione , escono dal mediterraneo da Gibilterra , per raggiungere Anversa o Rotterdam per poi essere sbarcato in quei porti ed arrivare in Padania su camion o ferrovia. Insomma si è perso lo sbarco di parte del forestale (prodotto grezzo) ma non si è guadagnato il container (prodotto finito)! Si può invertire la tendenza? Noi diciamo di si ed è per questo che siamo favorevoli alla piattaforma Maersk , anche se comprendiamo perfettamente che vi saranno dei disagi per molti cittadini vadesi, come in passato vi sono stati disagi per gli stessi cittadini vadesi con la costruzione di fabbriche puzzolenti e dei cittadini savonesi con la costruzione dell’Ilva , delle Funivie e di tutte le altre fabbriche che hanno portato ricchezza e benessere alla totalità della popolazione ma in parte disagi ai cittadini. Come sempre accade vi è sempre il rovescio della medaglia, tuttavia, v’è da dire, che i sacrifici in termini di ambiente e vivibilità sarebbero oggi di molto inferiori, a quelli patiti dai nostri padri e nonni nell’accogliere fabbriche e traffici che erano di gran lunga più disagevoli di ciò che si chiede oggi. I disagi di allora, ora ci fanno essere meta ambita di migrazione da quei paesi dove tutto è incontaminato, ma si soffre la fame come la soffrivano i nostri nonni che mangiavano castagne tutto l’anno e che per cominciare a poter mangiare proteine nobili, accettarono l’industrializzazione selvaggia di allora. Un altro traffico in espansione è il traffico passeggeri, tant’è vero che presto sarà approntato un ulteriore nuovo terminal che farà di Savona una eccellenza di questo segmento, traffico che potrebbe portare ulteriore ricchezza, se potesse essere sfruttato localmente in termini turistici, ma a Savona purtroppo apparentemente vi sono tanti “intellettuali “ e grilli parlanti , ma purtroppo mancano gli imprenditori. In prospettiva futura, qualora La Lega Nord ottenesse appieno lo storico obbiettivo federalista, il porto diventerebbe di pertinenza cittadina, anziché demaniale come è adesso , cosi che il traffico procurerebbe alla città, oltre ai disagi ,anche quei benefici economici che ora purtroppo vengono introitati dallo Stato centralista: Va da sé che le infrastrutture, una volta costruite, restano patrimonio della comunità locale non potendosi trasportare altrove e quindi non ci resta che sperare che prima o poi il federalismo ci porterà questo tipo di vantaggio e quindi ben vengano investimenti in infrastrutture portuali di ogni tipo. E veniamo per ultimo alla più grossa opportunità: il grande diporto. Intanto chiariamo subito che il grande diporto non sono i gozzi di Burlando e di Rifondazione Comunista, ma sono i Megayacht professionali, per lo più appartenenti a Società straniere che usano tali navi a fini turistici per clientele di elite. Per facilitare i lettori, consiglio di dare un’occhiata, oltre allo scoglio della Madonetta e alle alghe “unicum” anche ai attigui Cantieri Mondo Marine e così potranno verificare ciò di cui trattiamo. Il grande diporto, pur avendo subito un rallentamento per ciò che concerne le nuove costruzioni, certamente non ha cessato di generare ricchezza e opportunità per quei porti che hanno avuto un approccio “friendly” verso tale settore. La crisi globale, avrà affondato qualche tycoon , ma come sempre accade , durante le crisi a fronte di chi piange, vi è sempre qualcheduno che ride e senza dubbio la crisi non ha affondato i megaychts esistenti, semmai li ha fatti passare di mano da un proprietario all’altro, con il vantaggio che oltre ai lavori di manutenzione ordinaria i nuovi proprietari hanno ristrutturato il nuovo giocattolo a loro piacimento. (in termine tecnico si dice “refitting”). Mai come quest’anno i Cantieri Mondo Marine hanno avuto un boom di megayachts in refitting con conseguente arrivo di valuta pregiata e occupazione di giovani savonesi. La sistemazione dell’area artigiani al confine del Cantiere Mondo Marine e la costruzione di approdi per grosse imbarcazioni da diporto sono i presupposti per un approccio positivo che porrebbe il porto di Savona a recuperare il tempo perduto nei confronti di tutti i porti d’Italia in questo settore e su questo particolare argomento, conto di essere più esaustivo in un prossimo articolo. Purtroppo l’ impegno a creare sviluppo a Savona è molto arduo per il gioco combinato di fattori di immobilismo dovuto a posizioni acquisite o meglio che si credono tali. (ricordiamoci che le pensioni sono pagate da chi lavora nel settore produttivo) Per il bene dei nostri giovani e del nostro territorio occorre chiamare in causa tutta l’energia morale delle persone di buon senso, che sono la maggioranza e combattere quei partiti che pensano di perseverare a difendere i particolarismi dei pochi, per la propria sopravvivenza, pensando che la mucca si potrà continuare a mungere all’infinito. Silvio Rossi Lega Nord |