Secondo i dati forniti dalla Fisac-Cgil, in questi cinque anni il numero di filiali è sceso da 135 a 103, passando a una media di 39 ogni 100.000 abitanti. La contrazione ha colpito anche il numero di comuni serviti, che è passato da 35 a 26, segno di un processo di desertificazione che penalizza soprattutto le aree periferiche, già fragili sotto il profilo dei servizi.
La desertificazione colpisce tanto i clienti quanto i lavoratori.
I lavoratori bancari, sia i più anziani che i giovani neo-assunti, si trovano sempre più spesso costretti a lunghe trasferte per coprire le filiali ancora attive, con notevoli disagi.
Il calo delle filiali è stato accompagnato da una forte riduzione del personale: i dipendenti bancari sono passati da 908 a 653, con una diminuzione del 30% in appena cinque anni. A fronte di una riduzione del personale, però, le responsabilità sono rimaste invariate, il personale rimasto si trova a gestire maggiori carichi di lavoro e situazioni complesse, senza una formazione adeguata.
La digitalizzazione e l’intelligenza artificiale vengono spesso presentate come soluzioni alternative, ma secondo il sindacato non sono sufficienti. In conclusione, la chiusura delle filiali bancarie non solo limita l’accesso ai servizi per le fasce più vulnerabili e per i territori periferici, ma contribuisce anche a creare condizioni lavorative sempre più instabili, minando la qualità del servizio e la dignità dei lavoratori. Un circolo vizioso che le attuali politiche di riduzione sembrano alimentare piuttosto che arrestare.