RISPOSTA ALL’ ARTICOLO SU TECNOCIVIS
Spett.le Redazione,
ho letto con interesse e attenzione il Vs articolo pubblicato su Tecnocivis, ma non con sorpresa conoscendo l’interesse ai fatti locali spesso oggetto di Vs interventi.
Ci sarebbe parecchio da scrivere ma proverò a sintetizzare anche se non è la mia qualità migliore, come si potrà verificare.
Proverò ad articolare una risposta alla Vs descrizione scusandomi preventivamente se troverete divagazioni su concetti generali, ma chi vi scrive è così, prendere o lasciare. Ovviamente…
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mi atterrò a fatti noti nel rispetto del codice etico della nostra società, dove lavoro e dove sono delegato nella RSU come FIOM-CGIL.
Si parla poco di queste Società Pubbliche che sono un pò il “braccio armato” degli Enti Locali, o meglio se ne parla quando scoppiano scandali eclatanti, vedi le problematiche del Comune di Alessandria per esempio che sono state causa del default in corso, ma non solo lì, l’elenco sarebbe ahimè molto lungo e attraversa tutta la penisola.
Forse più costanza d’informazione e una ricercata trasparenza anche chiesta dall’esterno, sulle varie propaggini politiche anche su sollecitazione della cittadinanza, aiuterebbero la prevenzione. Non puoi rubare una mela al supermercato se tutti ti stanno guardano. Le società pubbliche non sono il regno designato dove impera il malaffare, la grande maggioranza di esse sono indispensabili per fornire servizi che altrimenti verrebbero a mancare, i loro dipendenti non sono tutti con la tanica in mano a rubare la benzina per la propria auto dai furgoni dell’Ente, non segnano tutti straordinari inesistenti, non tutti vanno a fare lavoretti per se in orario d’ufficio, questo va precisato e non solo perché chi scrive è uno che in tali società ci lavora. Sono tutte persone, uomini e donne, giovani e meno giovani, che attuano tutto quello che gli viene chiesto di fare dalla propria direzione aziendale, e lo fanno senza tante discussioni, sono degli esecutori, ultimi nella scala gerarchica delle competenze. Chi lavora alla Bormbardier o alla FIAT o alla Piaggio non decide il modello, monta le ruote e i cofani e le ali secondo indicazioni e progetti. A Caporetto la sconfitta fu addebitata storicamente e nei fatti, con ragione al Generale Cadorna, non ai soldati che crepavano nelle trincee per sue responsabilità, anche se tentò di addossargliene la colpa perchè “ erano dei vigliacchi”. Molti di quei “vigliacchi” 20 anni dopo Caporetto conquistarono combattendo la libertà che tutti noi abbiamo oggi, anche di scrivere qui. Ma per tornare Vs articolo devo dire in premessa che le notizie corrono veloci, e questo non mi stupisce oltre misura in un periodo di sviluppo comunicativo che parrebbe attraversare molti confini, in grado di infrangere anche quelle barriere più attente alla discrezione. In generale questo non è un male, tutt’altro, chi non ha nulla da nascondere non deve avere timori, e come diceva Aldo Moro “dire la verità rende l’uomo libero”. Non c’è dubbio, le azioni e le procedure che riguardano sia gli Enti Locali che le loro espressioni societarie sono e devono essere senza dubbio tutte trasparenti, soprattutto perché maneggiano denaro pubblico, dei cittadini. Tanto è vero che da qualche tempo come è noto la documentazione relativa agli atti pubblici che riguarda le Pubbliche Amministrazioni è legiferata con norme sulla trasparenza, anche se a volte tali norme vengono disattese o parzializzate come qualcuno afferma Per esempio sembra esagerato trasmettere in diretta streaming le consultazioni al Quirinale ma è giusto rendere pubblici tutti i documenti sulla questione Marò. Ma nello specifico da Voi trattato per Tecnocivis vorrei rassicurare che non esisteva e non esiste quel velo di segretezza con il quale si è soliti catalogare ogni azione di una Amministrazione o di qualche sua ramificazione, come in questo caso. Non va buttato tutto nel mucchio come parrebbe prassi corrente degli ultimi tempi. Delle difficoltà finanziarie pubbliche che facevano intravedere a cascata per le società partecipate un periodo di cassa integrazione a Savona era vox populi da tempo. Quindi nulla di segreto. Lo sottolineo per i cittadini che leggeranno queste righe ai quali non va regalato il sospetto o l’ombra dell’intrigo, perchè ciò che fa Tecnocivis è per Statuto di interesse pubblico, quindi dei ragazzi che vanno nelle scuole che seguiamo e case dove controlliamo che nessuno muoia per una caldaia non verificata dal punto di vista della sicurezza. Il nostro compito è fare questo, siamo esecutori di direttive dell’Amministrazione Provinciale che dettando gli indirizzi politici ne riversa sulle sue società l’esecuzione nominando amministratori di sua espressione politica. E’ quindi la politica che ha la responsabilità sia in onori che in oneri delle proprie società, non di chi va ad aggiustare una tapparella in un Liceo. Le società pubbliche specialmente quelle “in house” come Tecnocivis esistono se gli Enti che le governano riescono a finanziare i lavori da affidare, perchè come avete correttamente rilevato possono lavorare solo con l’Ente pubblico proprietario, non possono rivolgersi al mercato per ottenere ulteriori commesse o partecipare a gare d’appalto, ne nella Provincia di Savona ne in nessun’altra. Tanto meno possono fare lavori per privati cittadini perchè commetterebbero un reato e gli Amministratori ne pagherebbero le conseguenze penali previste dai Codici. Sono in pratica legate a filo doppio con il socio unico, che in questo caso è pubblico. In parole concrete nel nostro caso se la Provincia di Savona mette a disposizione dei quattrini Tecnocivis lavora, altrimenti i suoi dipendenti restano a casa. Oppure in attesa di eventi auspicati si apre un periodo di Cassa integrazione come succede ora, che si spera momentanea in attesa di vedere se tra le maglie del bilancio provinciale saranno inseriti fondi a disposizione affinchè Tecnocivis continui a fare ciò che fa. Quella data di verifica è grosso modo il mese di giugno 2013, ed è un fatto noto. Comunque la situazione di Tecnocivis che verrà portata alla discussione del Consiglio Provinciale giaceva in quiescenza da tempo, erano note a tutti le mancanze di risorse economiche a tutti gli Enti locali in Italia. Ma restava sempre accesa la speranza che le risorse destinate alle attività svolte per conto della Provincia di Savona potessero essere finanziate. Così almeno fino ad oggi non è stato La Provincia di Savona non aveva come è naturale nello specifico una clausola di salvataggio a lei dedicata, una via preferenziale, anche se tempo fa era balenata l’idea che un Ministro savonese delegato all’istruzione (tutt’ora in carica) avrebbe portato risorse per le scuole quindi di rimbalzo a Tecnocivis grazie a conoscenze locali o rapporti personali, o trascorsi scolastici. In realtà si è rivelata per quello che era, una boutade, alla quale nessuno ha mai dato credito nonostante l’eclatanza e la pomposità dell’annuncio, senza contare che sarebbe stato ben poco chiaro il criterio con il quale un Ministro della Repubblica che rappresenta tutto il Paese avrebbe potuto innescare una via preferenziale. E’ vero anche ciò che sottolineate rispetto alla Spending Rewiev del prof Monti. Questo passa spesso in seconda battuta nel tentativo di una ricercata tranquillità sociale , ma è il motivo di vera preoccupazione perchè non si tratta è una frase buttata li per caso, è una Legge dello Stato che va a colpire tra le altre cose anche le società come Tecnocivis mettendo nel mirino in pratica la vendita societaria entro il 30 giugno 2013 o la chiusura definitiva entro il 31.12.2013. Tra le date delle scadenze esistono delle possibilità da valutare, e non servono studi particolari per capirlo basta scorrere le norme scritte in italiano corrente, ma dipendono dall’indirizzo politico dell’Ente, sono scelte politiche, e di questo ad oggi non se ne ha notizia alcuna. Sarà la Spending Rewiev l’ultimo atto? Non lo sappiamo anche se la Legge parla chiaro, ma come è noto l’incertezza istituzionale lascia storicamente aperte molte prospettive, anche di tipo legislativo come è successo per il congelamento della soppressione delle Provincie. Questo lo stato dei fatti. Bisogna fare però un discorso più generale. Non va nascosto che le società pubbliche costano molto, e costano alle casse pubbliche questo è vero, sono soldi dei cittadini, quindi anche nostri che ci lavoriamo. Non sempre questa consapevolezza delle gestione di risorse pubbliche è compresa appieno, il cervello umano può avere lacune, dei vuoti, dei neuroni che scorrazzano in libertà, e quando sotto la corteccia cerebrale regna la confusione non è difficile convincersi che “tanto sono soldi degli altri”, cosa che non è. Quando ci si compra un SUV con “ i soldi degli altri” solo perché nevica e non si capisce che questi “altri” magari sono persone anziane che stanno morendo di freddo e i soldi del SUV sono anche i loro, non è un effetto imprevisto, c’è proprio una mancanza nella psiche che azzera la moralità della funzione Istituzionale che è stata con fiducia conferita. Ma il fatto che la politica in generale o le società pubbliche nel particolare costino il giusto oppure moltissimo dipende dalla buona o cattiva gestione interna, e dipende da molti fattori, dipende per esempio dal controllo che esercita o non vuole esercitare l’Ente pubblico proprietario, dalla etica professionale dei dipendenti, dalle capacità amministrative, dai rapporti che si intrattengono con i soggetti istituzionali che affidano i lavori, dalla consapevolezza che si sta svolgendo un servizio pubblico e che si utilizzano come detto i soldi di tutti, dalla capacità di instaurare rapporti interni alla società che siano costruttivi, insomma da una serie di fattori che solo la consapevolezza di maneggiare denaro pubblico può rendere omogenei e portare a percorsi di sobrietà. Purtroppo le cronache nazionali ci raccontano che non sempre quest’ultima opzione avviene. Poi, è vero ed è disgraziatamente una realtà anche comprovata e oggetto di inchieste della Magistratura, spesso le società – in senso generale – possono essere utilizzate come “poltronificio di riparazione” per usare un termine coniato ultimamente, per accontentare un amico, un familiare, per sistemare un parente, o per operazioni non sempre corrette, o per favoritismi personali, per utilizzare risorse pubbliche a proprio vantaggio. Sono purtroppo comportamenti deprecabili e da stroncare senza indugio ma che sembrerebbero ultimamente essere prassi corrente in tutto il teatro della politica, Luigi Giampaolino Presidente della Corte dei conti lo ha detto chiaramente, quando si arriva ad acquistare sexi-tanga e Nutella, tablet e iphone per se stessi, vacanze con amanti, escort e quant’altro e tutto con soldi di tutti non resta molto da dire, non possono esserci giustificazioni. Le Società pubbliche così come tutti gli altri Istituti pubblici o privati ad essa collegati sono sempre espressione della politica che governa quel territorio, non succede solo a Siena, ma ovunque. E’ sciocco negarlo e chi lo fa o lo giustifica con artificiose arrampicate sugli specchi sbaglia di grosso, e una delle conseguenze è lo stallo istituzionale nel quale ci troviamo in Italia che aggraverà ulteriormente la situazione di ogni italiano. Ma non bisogna fare di tutto un minestrone, bisogna saper distinguere, e capisco che non sempre può essere facile e immediato dato il pullulare di teste vuote che navigano senza meta alla ricerca di un porto sicuro nel mare delle occasioni che la politica con le sue opportunità mette a disposizione, un sottobosco che va certamente sfoltito ma in modo mirato, altrimenti si rischia di tagliare con le erbe cattive anche le piante buone che sono la maggioranza. Nessuno nega che all’interno della prateria politica italiana e nelle sue espressioni come per esempio le società pubbliche ci siano queste teste vuote, possano esserci situazioni parassitarie deleterie conosciute e mai represse, parentopoli radicate come abbiamo letto sui giornali, intrecci familistici che lasciano perplessi, tutte situazioni deprecabili che vanno ad offuscare il tanto di buono che si realizza con il lavoro onesto, ma le operazioni devono essere chirurgiche e non tagliare a casaccio il malato qua e la. Vale per il mondo politica e vale per le sue propaggini. Le capacità di un gruppo dirigente e la grande politica oggi effimera si vede da qui, dal coraggio delle decisioni, un coraggio che si sta perdendo a scapito della convenienza personale tesa al quieto vivere. Ma lasciando queste considerazioni generali sul panorama politico italiano sulle quali sarebbe bene discuterne a fondo in modo costruttivo e per tornare a Tecnocivis in conclusione direi questo : come avete riportato in modo corretto è stata firmata ieri la cassa integrazione tra la gli Amministratori di Tecnocivis, la RSU Aziendale con i 2 delegati CGIL e 1 CISL, e con la sola presenza della segreteria Provinciale FIOM-CGIL dato che la FIM-CISL provinciale era incomprensibilmente assente al tavolo della trattativa peraltro determinante per il futuro dei lavoratori. Un periodo di cassa integrazione che è stato definito e che proseguirà fino a giugno 2013 e coinvolgerà una parte del personale, esattamente quello che si occupava delle scuole pubbliche che non sarà più a disposizione come al solito ed è da ritenere che probabilmente i Presidi degli istituti ne siano stati informati. Ma questa è una domanda che va rivolta all’Amministrazione Provinciale. Una necessità dolorosa per molti dei colleghi di Tecnocivis interessati, alcuni appena sposati, altri in attesa di un figlio, altri con ragazzi che studiano, altri ancora con figli piccoli, tutte persone che pagano le conseguenze per colpe che non hanno e che a volte vengono trascinate nel “cadornismo” in un tentativo risibile di scarica barile. Spett.le redazione. Questi sono i fatti che si è voluto precisare al riguardo del Vs articolo, e come sopra segnalato la questione si auspica sia oggetto dell’odg del Consiglio Provinciale a venire dove chiarimenti ulteriori dell’Amministrazione Provinciale diverranno pubblici. Distinti saluti Maglio Domenico Delegato FIOM-CGIL |