Secondo Venier, il rigassificatore sarebbe indispensabile per garantire l’approvvigionamento energetico del Paese. Tuttavia, le sue dichiarazioni, apparse su La Nazione sollevano molte perplessità….LEGGI
In Liguria si sospetta che dietro queste parole si nasconda un tentativo di delegittimare il documento politico del Consiglio Regionale, che ha chiesto con fermezza di bloccare il trasferimento della nave da Piombino a Vado Ligure.
Le parole di Venier sono state particolarmente controverse quando ha affermato che, “nonostante il voto contrario del Consiglio Regionale Ligure… dalle istituzioni, dal Governo, alle Authority, alle Regioni, la risposta è positiva e una soluzione si trova. Questa frase sembra suggerire che il documento ligure potrebbe non avere un impatto reale sulle decisioni prese a livello nazionale.
I consiglieri regionali di opposizione si interrogano: esistono forse atti del Governo di cui il Consiglio Regionale non è stato informato?
Inoltre, si chiedono se la Giunta regionale abbia assunto posizioni discordanti rispetto all’indirizzo unanime espresso dall’assemblea legislativa.
Il timore è che dietro le dichiarazioni dell’amministratore delegato di Snam si nasconda un gioco politico teso a bypassare le volontà espresse dai territori, imponendo una decisione dall’alto. La questione, infatti, non è solo tecnica o economica, ma investe il delicato equilibrio tra poteri locali e Governo centrale.
Il rigassificatore di Vado Ligure non rappresenta solo un’infrastruttura energetica, ma una scelta che potrebbe avere ripercussioni ambientali, sociali ed economiche significative per il territorio. Mentre Snam insiste sull’urgenza di aumentare la capacità di rigassificazione per sopperire alla crisi energetica, molti cittadini e rappresentanti locali temono le conseguenze di una decisione presa senza un adeguato confronto democratico.
In questo scenario, è fondamentale chiarire se e come il Governo intenda procedere, rispettando le indicazioni della Regione Liguria o prevalendo con logiche nazionali. Resta aperta la domanda: chi decide davvero il futuro energetico del Paese?