Rigassificatore a Savona: una vittoria per la comunità contro un progetto controverso

Il Consiglio Regionale della Liguria ha approvato all’unanimità una mozione contro il progetto di Snam per il posizionamento della nave rigassificatrice Italis LNG al largo di Vado Ligure e Savona. Una decisione che rappresenta una tappa cruciale nella lunga battaglia portata avanti dalle comunità locali, dai sindaci, e dai comitati cittadini, uniti contro un’opera giudicata insostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale.
Dopo mesi di polemiche e rinvii, la mozione unitaria, nata dall’unione delle proposte dei consiglieri regionali Roberto Arboscello (Pd) e Angelo Vaccarezza (Forza Italia), ha messo d’accordo tutte le forze politiche. L’obiettivo è chiaro: impegnare il Presidente e la Giunta regionale a trasformare la dichiarazione di contrarietà in azioni concrete, opponendosi al progetto in tutte le sedi istituzionali e giuridiche.
Soddisfatto Nicola Isetta, sindaco di Quiliano che aveva iniziato e portato avanti la battaglia: “L’unanimità è un passo importante, ma ora dobbiamo tradurre le intenzioni in atti concreti che blocchino definitivamente il progetto.”
Le motivazioni alla base del no al rigassificatore sono molteplici e profondamente radicate nelle caratteristiche del territorio. La Liguria è una regione con un delicato equilibrio tra ambiente, turismo e agricoltura. La presenza di una nave rigassificatrice a soli 4 chilometri dalla costa minaccia questo fragile ecosistema, sollevando timori per l’impatto sull’ambiente marino e costiero, oltre che sul settore turistico.
Uno studio condotto da alcuni comitati locali, in collaborazione con esperti indipendenti, ha messo in evidenza il rischio di un aumento della temperatura delle acque marine dovuto al processo di rigassificazione, che potrebbe danneggiare irrimediabilmente la biodiversità. Inoltre, le condotte necessarie per collegare l’impianto alla rete nazionale attraverserebbero territori a forte vocazione agricola, come Quiliano e Altare, con possibili danni per le produzioni locali.
Oltre alle preoccupazioni ambientali, vi è anche il nodo della sicurezza. La vicinanza del rigassificatore a centri abitati densamente popolati ha sollevato interrogativi su eventuali incidenti. L’esperienza di altri impianti simili in Europa ha mostrato come sia necessario adottare misure straordinarie per prevenire rischi legati a incendi o fughe di gas. “Non possiamo permetterci di convivere con una bomba galleggiante a pochi chilometri dalle nostre case,” hanno ribadito i rappresentanti del comitato No Rigassificatore durante l’incontro pubblico dello scorso luglio.
Con questa decisione, il Consiglio Regionale ha inviato un messaggio forte al Governo Meloni, chiamato a decidere il destino della nave Italis LNG, attualmente operativa a Piombino ma obbligata a lasciare il porto entro il 2026. Il presidente ligure Marco Bucci, che in passato aveva dichiarato “finché ci saremo noi, non arriverà alcun rigassificatore in Liguria,” si trova ora nella posizione di dover mantenere questa promessa attraverso atti concreti.
La questione, però, si inserisce in un contesto più ampio di politica energetica nazionale. La crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina ha spinto il governo a cercare soluzioni rapide per diversificare le fonti di approvvigionamento. Tuttavia, come sottolineato dai comitati, “non si può sacrificare la salute dei territori in nome dell’emergenza energetica.”
Nonostante il voto unanime del Consiglio Regionale, la partita contro il rigassificatore non è ancora conclusa. Il rischio che il progetto venga spostato in un’altra località ligure, anziché essere cancellato definitivamente, è reale. Per questo, i comitati locali chiedono un impegno continuo e vigilanza da parte di tutte le istituzioni coinvolte.
Come ha sottolineato un cittadino di Vado Ligure durante un recente corteo: “Questa non è solo una vittoria del nostro territorio, ma un esempio per tutto il Paese: quando le comunità si uniscono, anche i giganti possono essere fermati.”
La vicenda del rigassificatore di Savona rappresenta un banco di prova non solo per la politica locale, ma anche per il rapporto tra sviluppo industriale, tutela ambientale e partecipazione democratica. La speranza è che questa mobilitazione diventi un modello per altre battaglie simili in Italia, dimostrando che è possibile difendere il territorio senza rinunciare al progresso.

Condividi

Lascia un commento