A Savona il bidone dei rifiuti è diventato un caso. Non perché sia brutto, ingombrante o rumoroso. Ma perché, come ogni oggetto che entra negli androni dei palazzi, tocca nervi sensibili, burocrazie lente e regolamenti che sembrano scritti più per generare domande che per offrire risposte.
L’incontro di ieri tra Sea-S, alcuni rappresentanti dell’amministrazione e una cinquantina di amministratori di condominio doveva essere l’occasione per “fare chiarezza” – una formula elegante che in genere significa che finora la chiarezza non era stata il piatto forte del progetto.
Sea-S, si è presentata con un atteggiamento collaborativo: squadre pronte ai sopralluoghi, disponibilità a lavorare congiuntamente con gli amministratori e la volontà, espressa più volte, di risolvere le criticità. Una posizione ragionevole, anche perché in molti quartieri il sistema del “porta a porta” è solo “porta… e basta”.
Gli amministratori di condominio accusati a sproposito di frenare l’innovazione, hanno semplicemente ricordato che gli spazi comuni non sono terra di nessuno, e che serve il passaggio in assemblea. Non per pignoleria, ma perché lo richiede il codice civile. E con decine di stabili da gestire, convocare le assemblee richiede tempo, attenzione e, in certi casi, anche un pizzico di diplomazia.
Il risultato? Confusione, ancora polemica. E tanti cittadini continuano a chiedersi, non senza ironia, come mai un piano pensato per migliorare la raccolta rifiuti finisca per peggiorarla.