Raccolta porta a porta: il sindaco inciampa nella sua strategia politica

A Savona la raccolta porta a porta sta per partire, ma la tempistica e l’organizzazione lasciano più di qualche dubbio. Anzi, per molti cittadini si tratta di un vero e proprio disastro annunciato. Far partire un cambiamento così profondo proprio alle porte dell’estate, con l’aumento fisiologico di popolazione e il caldo che amplifica ogni disagio, è una scelta che definire discutibile è un eufemismo.

Chi conosce le dinamiche della città sa che si tratta di un errore politico prima ancora che amministrativo. Una mossa che svela i limiti strategici del sindaco, che si percepisce come un fine tessitore di mosse politiche ma che in questa occasione ha mostrato tutta la sua inesperienza nel leggere il contesto. La presentazione è apparsa caotica, improvvisata, mal comunicata. E l’effetto immediato è stato quello di generare rabbia, disorientamento e disaffezione nei confronti dell’amministrazione.

La giunta, sebbene pubblicamente difenda il piano, ha iniziato a mostrare crepe. In molti, dietro le quinte, ammettono che sarebbe stato più sensato rimandare l’avvio del porta a porta. Ma farlo avrebbe significato andare troppo a ridosso delle elezioni: un rischio che il sindaco ha preferito non correre. Peccato che, così facendo, il malcontento rischi di sedimentarsi e diventare un boomerang proprio in campagna elettorale.

Dopo la delusione per la mancata nomina a Capitale italiana della Cultura – altra occasione sfumata che ha lasciato l’amaro in bocca – ora l’amministrazione inciampa su un altro tema centrale come quello dei rifiuti. Il nervosismo crescente del sindaco in queste settimane è evidente, segno che anche lui percepisce la situazione come potenzialmente esplosiva.

Ma c’è un altro elemento preoccupante: il sindaco dimostra di non saper accogliere le critiche. Le vive come attacchi personali, reagisce con fastidio e chiusura, alimentando ulteriormente il distacco tra cittadini e istituzioni. In un momento in cui servirebbe ascolto, apertura e capacità di correggere la rotta, si preferisce alzare muri e difendere l’indifendibile.

In politica, il tempismo è tutto. E questa volta, l’orologio strategico di Palazzo Sisto sembra essere andato clamorosamente fuori sincrono.

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