La grande fuga delle cene elettorali: Quando la Liguria non basta più per finanziarsi
In questa stagione elettorale, ci sono candidati che si accontentano di offrire trenette al pesto e chi punta in alto, verso la moda metropolitana di Milano . Il protagonista dell’ultima fuga gastronomica? Andrea Orlando, il candidato del PD, che ha deciso di organizzare cene elettorali lontano da Genova, in compagnia di “misteriosi” donatori. E se vi sembra strano che un ligure fugga dalle sue amate focacce, tranquilli: non siete soli.
Mattia Crucioli della lista “Uniti per la costituzione” sempre attento alle sottigliezze politiche, lancia la sua stoccata: “Capite perché diciamo che governeranno allo stesso modo?” Evidentemente, anche il centrosinistra si è appassionato al “modello Toti”. Ma qui la trasparenza è messa da parte per qualche tagliatella all’ombra del Duomo. Alla faccia della Liguria e, perché no, della sua stessa cucina!
Ed ecco Rixi che non si lascia scappare l’occasione di ribadire il suo amore per il territorio e per la trasparenza autarchica. Il tono è quello di chi si vanta di ogni euro tracciato, con tanto di ricevuta, bollo, firma e controfirma. Poi, con il tipico aplomb da cena di finanziamento, ribadisce che la Lega non scappa a Milano o Roma: “Facciamo tutto in Liguria, belìn, alla luce del sole!”
La nota più amara (e ironica)? I 250 euro (contributo minimo) richiesti per partecipare a una di queste cene. Una cifra che per un genovese equivale a una richiesta di organi interni. “250€? Li deve dare lui a me per andarci a cena,” si scherza in giro. E non senza ragione! Dopotutto, chi è che sgancia 250 euro per una serata che non offre nemmeno un panorama sulla Lanterna? Ma soprattutto chi degli elettori a cui si dovrebbe rivolgere Orlando ha 250 euro per una cena?
Per ora, l’incognita rimane: perché Orlando porta le sue cene elettorali lontano dalle sue terre? Forse pensa di trovare lì più buongustai o magari solo più portafogli aperti.