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QUANDO IL SINDACATO E’ PEGGIO DEL PADRONE

SINDACATO
E
SINDACALISTI
QUANDO IL SINDACATO E’ PEGGIO DEL PADRONE
Che il sindacato sia in crisi è un dato di fatto ma è anche certo che i suoi dirigenti non fanno molto per cercare di riconquistarli, anzi.
A Savona in questi giorni circola un fatto eclatante che ha dell’inverosimile.
Pare che un sindacalista duro e puro molto importante negli ambienti politici, dopo aver inseguito per giorni i colleghi dell’ azienda in cui lavora iscritti al suo sindacato, li abbia fotografati mentre erano a lavorare fuori dall’orario di lavoro, pensando forse che operassero in nero.  Una volta presentate le foto ai presunti colpevoli l’amara verità per il sindacalista; i suoi iscritti, fuori dall’orario di lavoro, si davano da fare per solidarietà verso chi ha bisogno di aiuto. Risultato della vicenda: tutti gli iscritti, disgustati dall’atteggiamento del loro rappresentante, hanno rimesso la tessera.
ULTIMISSIMA: il sindacalista  ha dato o è stato costretto a dare le dimissioni da delegato sindacale

QUANDO IL SINDACATO E’ PEGGIO DEL PADRONE risposta:

 Si tratta di una lunga e triste storia di lavoratori che per loro interesse, per anni fanno ciò che la direzione aziendale chiede, prevaricando ogni morale di rispetto nei confronti di colleghi e cittadini, visto che l’azienda in questione è un’azienda vicina ai cittadini. Non si tratta di bontemponi che cercano di fare del bene ma anzi cinici calcolatori.

In particolare il fatto da voi citato risale a due mesi or sono, e solo ora che alcuni di questi lavoratori diffidano altri lavoratori viene a galla per screditare chi invece cerca di difendere i diritti di tutti i lavoratori. Questi signori che si definiscono lavoratori che si danno da fare per aiutare i bisognosi, sono invece veri e propri aziendalisti, che danno, sì, ma per ricevere.

 Il fatto in questione ha poi dell’eclatante, perchè l’azienda in questione ha fatto una gara, aggiudicandosela, con un altro soggetto della quale è socio. Di conseguenza è completamente responsabile del lavoro, dal quale dovrebbe trarre un profitto. Quindi non si capisce come mai l’azienda che opera in un’altra città, ed è di proprietà  di un’altra città e che si è aggiudicata una gara in un’altra cittadina  mandi alcuni dei suoi lavoratori (anzi i più stretti collaboratori della Direzione) a fare i volontari proprio là  dove la società ha interesse.

Questo solo per fare capire che la storia è molto più complicata di come è stata riportata: si tratta di sindacato, di lavoratori virtuosi che cercano di fare capire ai colleghi meno virtuosi che fare sei ore di lavoro ordinario per un’azienda e poi farne cinque di volontariato per la stessa azienda, non è il modo corretto per farla crescere, nè tanto meno è il modo corretto di dare delle risposte al precariato.

Le foto scattate da voi citate sono state fatte, credo, da un loro collega, ed inviate ad un membro della rsa aziendale, il quale, per conoscenza, le ha inviate a tutte le sigle sindacali, per rendere noto l’accaduto.
Un netturbino
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