Torno dopo molto tempo a parlare di sanità in quanto sempre più si taglia la sanità pubblica e si sguarnisce la rete di emergenza urgenza.
Un recente servizio televisivo ha mostrato come due regioni, da sempre considerate un modello per la gestione sanitaria: Veneto e Lombardia stiano vivendo un momento difficile e le giuste proteste della popolazione non vengono tenute in considerazione, anche perché nell’unica occasione che hanno i cittadini per farsi sentire, le elezioni, sempre più spesso rivotano chi hanno criticato per cinque anni; ogni riferimento alla Lombardia e voluto.
il Sistema Sanitario Nazionale ha subito, negli ultimi anni, tagli ingenti, è crollato il numero dei posti letto, sono stati chiusi i pronto soccorso, sono stati smantellati interi reparti.
Gli ospedali chiusi verranno sostituiti dagli ospedali di comunità. Prima di proseguire è bene chiarire di che cosa si tratta: L’Ospedale di Comunità è una struttura sanitaria di ricovero della rete di assistenza territoriale e svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero. Nella letteratura scientifica il concetto di “Ospedale di Comunità“ è strettamente legato a quello delle “cure Intermedie”.
Nel contesto inglese le cure intermedie si caratterizzano per avere come obiettivo sia quello di evitare i ricoveri inappropriati in ospedale, sia la finalità di supportare al meglio il processo di dimissione dalle strutture di ricovero.
La responsabilità organizzativa è affidata ad un responsabile infermieristico (DM n. 70/2015) mentre la responsabilità igienico sanitaria e clinica è in capo ad un medico che può essere un dirigente medico dipendente dell’azienda sanitaria o un Medico di Medicina Generale dedicato.
Come si evince non sono ospedali e non hanno neppure la mission di sostituire i nosocomi chiusi. “In buona sostanza si è assolutamente contrari alla concezione di Ospedale minimo “di prossimità” (definito nel PNRR “ospedale di comunità”, da realizzare ogni 160.000 abitanti circa, per un totale di 381 strutture), e tantomeno alla loro gestione delegata agli infermieri; una concezione obsoleta, eccessivamente semplificante ma soprattutto inadeguata a far fronte alle tante e diverse complessità poste in essere dalle domande di salute della medicina moderna”.
Questo è il giudizio netto che un forum medico scientifico ha espresso sugli ospedali di comunità o prossimità.
Ci domandiamo perché allora si insiste su tale organizzazione che a detta di tanti e di molti esperti del settore, non sostituirà gli ospedali chiusi compresi i pronto soccorso?
Probabilmente si intende sostituire la sanità pubblica con quella privata ovvero, come succede in altri paesi da sempre il nostro riferimento politico culturale, gli Stati Uniti d’America ove funziona così: chi ha i soldi si cura e chi non ne ha si arrangia.
La strada intrapresa anche in Liguria e più precisamente in provincia di Savona delinea con chiarezza un percorso che vede smantellare la sanità pubblica probabilmente a favore di un sistema privatistico che, nella maggior parte dei casi, funziona poco e male o rappresenta per l’utente costi aggiuntivi rispetto alle tasse che già paghiamo sulla salute e nonostante le tante troppe roboanti promesse di questi giorni che sanno tanto della solita propaganda elettorale ma che puntualmente “finita la festa gabbato lo santo” finisce per essere una strada pericolosa per i cittadini.
Gli unici due pronto soccorso presenti a Pietra Ligure dea di secondo livello e a Savona dea di primo livello sono costantemente intasati, il punto nascite a Santa Corona ancora chiuso, delineando una situazione a dir poco preoccupante (anche in questo caso promesse, promesse che fino ad ora non sono state mantenute).
Insomma sempre più sovente, per fare un esame in tempi non biblici devi andare privatamente, sempre più per fare interventi delicati ti devi rivolgere al privato.
E poi si domandano perché il 60% non va più a votare.
Tra una sanità pubblica sempre stata tra le migliori al mondo e che oggi non riesce più a dare risposte in termini qualitativi e quantitativi, tra i servizi nel sociale inesistenti, una viabilità degna del terzo mondo, l’aumento dei prezzi, l’inflazione e la totale sfiducia in una classe politica, sempre più sputtanata che vada ancora a votare il 40% e già un miracolo.
Roberto Paolino