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Puntualizzazione di Roberto De Cia

Ci occupammo di politica economica non di “seggiole”
Cara redazione, leggo oggi su Uomini liberi, una “exhumation”,  per dirla alla francese, della lunga vicenda che accompagno’ nella seconda metà degli anni ’90 la cessione delle quote di maggioranza della Cassa di Risparmio di Savona. Evito….
di cogliere nell’articolo i riferimenti  alla attuale questione  del buco di Mps. E’ un metodo giornalistico in voga negli ultimi anni, quello di accostare  casi, tempi storici, problemi diversi,  per far cogliere al lettore un implicita correlazione. Libertà di stampa e di opinione, vanno salvaguardate sempre, anche quando non si condividono i contenuti né i messaggi tra le righe.
Vorrei solamente, con questa mia breve nota, ricordare quali furono i contesti storici e soprattutto le motivazioni politiche, discutibili quanto si vuole, che portarono a quella battaglia politica, almeno da parte mia.
Mi piace ricordare, che nel 1995, a fronte delle nuove normative che imponevano l’uscita delle Fondazioni bancarie dalla quota di controllo azionaria delle banche, La Carige, già presente nell’assetto azionario della Cassa di Risparmio di Savona, offrì 11 miliardi di vecchie  lire (5,5 mln di euro) per entrare in possesso della maggioranza assoluta della società savonese.
L’intera società savonese, non solo quella politica, insorse, anche a fronte dei rischi occupazionali e della “svendita” di un patrimonio costruito pezzo a pezzo dai Savonesi.
In quell’ottica, va letto il sostegno all’offerta ben più alta formulata da Banca Toscana, di proprietà Monte dei Paschi.
Io, allora segretario Provinciale del PDS, i sindacati di categoria, e molti esponenti dell’economia savonese, amministratori e a dire il vero anche altre forze politiche, ci esponemmo ad una battaglia che portò Carige a dover riformulare, alla fine, l’offerta portandola  a oltre 281 miliardi sempre di vecchie lire ( 140 milioni di euro)
oltre a impegnarsi in sede di trattativa sindacale a limitare i danni occupazionali e di radicamento che in fase iniziale Carige pose.
Non ho mai trattato di posti riservati al Partito nella Banca , nè del resto , conoscendone un po’ la storia ed i personaggi che hanno diretto la Banca di Savona dal dopoguerra, devono averlo fatto i miei predecessori
Sarebbe utile, forse, che si rileggessero gli atti salienti dell’intera storia della vendita della Carisa, si capirebbero i ruoli, le posizioni, i tradimenti, gli opportunismi, che hanno segnato quella che comunque la si guardi, è stata uno dei passi di svolta della piccola ,grande storia savonese. A questo proposito invito chi vuole rinfrescarsi la memoria a leggere l’interessante dossier al sito http://digilander.libero.it/crs0/carisa/art.htm.
Nella nostra azione politica e nelle mie convinzioni, c’era, in definitiva la volontà di non svendere il nostro patrimonio (cosa che avvenne), di salvaguardare l’occupazione dei lavoratori di Carisa ( successo solo parziale) e di far uscire  dal localismo economico regionale la nostra Provincia, cosa che invece non è avvenuta e che continua , a mio modestissimo parere, ad essere uno dei motivi del grave stallo in cui ci troviamo e delle vecchie e logore logiche di concentrazione del mercato in troppo poche mani.
Un cordiale saluto
Roberto De Cia
Già Segr. Prov. PDS poi DS
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