Pulizia etnica. I silenzi di sinistra, chiesa ed intellettuali
In Francia è in corso un vero e proprio rastrellamento dei Rom. Una delle nazioni simbolo della libertà e della tolleranza sta percorrendo a grandi passi il percorso intrapreso dal nazismo nel 1940, con le forze di destra favorite dalla crisi economica che ha reso tutti profondamente insensibili e da una sinistra terrorizzata dalla possibilità di perdere ulteriori consensi. La mitica “Gauche” capace di portare in piazza milioni e milioni di persone è ridotta ad un pulcino impaurito, gli intellettuali pensano più a vendere libri che alla realtà sociale francese. Il concetto di “pulizia etnica” che solo pochi anni fa veniva aborrito, oggi è quasi istituzionalizzato.
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Basta leggere la storia per comprendere quanto questo sia pericoloso. Quello che sta accadendo in Francia è già avvenuto e sta avvenendo nel nostro Paese. Nel silenzio dei media migliaia e migliaia di persone compresi bambini e malati sono state scacciate, le loro “abitazioni” rase al suolo , le loro povere cose sequestrate. Leggere alcuni resoconti dal sito di Everyone, che si batte da anni per i diritti umani, risulta davvero agghiacciante. Noi savonesi abbiamo il privilegio, perché di questo si tratta, di vivere in una zona dove la tolleranza è ancora sentita per ragioni storiche e dove le forze dell’ordine, pur altrettanto decise e preparate, sono ben lontane da sistemi “forti” usati altrove. Proprio la relativa tranquillità che viviamo dovrebbe indicare che il sistema da seguire non è la repressione assoluta.
Nonostante la crisi e il bombardamento mediatico sulla sicurezza i cittadini di questa città possiedono ancora il senso della solidarietà. Anche se leggere su uno dei quotidiani savonesi un articolo nei giorni scorsi, dove i clochard erano equiparati ai topi, è un segnale disgustoso ed inquietante.
E’ vero. Rom, Sinti, immigrati clandestini, clochard e mendicanti vari sono spesso un problema. Ma la soluzione non è ghettizzarli ancora di più, o peggio mandarli incontro ad un destino che non è meno spaventoso solo perché non si vede e non appare sui giornali. Delle migliaia di esseri umani rimpatriati un’enormità va incontro alla morte o al carcere in Paesi dove forse è ancora peggio che morire. In questo il silenzio della sinistra fa più rumore di un’esplosione nucleare. In questo il disinteresse degli “intellettuali” è lo specchio perfetto della totale assenza di idee in questo Paese da operette e talk show. In questo la non-azione della chiesa è il sudario definitivo sui principi del Cristianesimo. Pensare, dati alla mano, che una minima parte dello sperpero di tante risorse risolverebbe per sempre il problema povertà rende ancora più colpevole chi per definizione si trova dalla parte dei deboli. La cecità di chi non comprende che innescare una guerra dei poveri è serbatoio immenso per criminalità e terrorismo è il vero humus per un’instabilità sociale da sempre preludio a periodi bui della storia. Una cecità talmente profonda da sembrare quasi strategica. Se chi ancora ha fondamenti di sinistra preferisce restare con le terga appoggiate al muro per non prendere posizioni decise nel nome del consenso, allora la sua battaglia e già perduta. Meglio, non è mai stata combattuta.
Forse troverà una poltroncina in qualche ente o istituzione, ma eviti di sventolare bandiere costate il sangue a tante persone. Loro, potessero farlo, gliele strapperebbero sicuramente di mano.
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