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Progetto Piattaforma

 

L’assurdità del passato diventa normalità del presente.
Molti anni orsono nell’esaminare il progetto della piattaforma Maersk saltava evidente che con la realizzazione dell’opera l’intera frazione di Porto Vado veniva inserita nella struttura.

Ricordo perfettamente quando affermavo che mia moglie per fare la spesa faceva dogana all’altezza del pontile S. Raffaele e se voleva accompagnare i nipotini a spiaggia faceva dogana dal Faro.

Con l’amministrazione del dott. Giacobbe che istituì l’Agenda 21 di cui ne feci parte e si discusse il PUC ed all’ora erano relatori viventi l’ing. Ciarlo, l’arch. Campora, l’avv. Bavassano fu affermato che “tutto il territorio alla Dx del torrente Segno era terra bruciata” poiché c’erano già in essere strutture portuali : come Reefer – Orsero, bcantieri navali, e non ultimo la” sicura” realizzazione della piattaforma quindi era impensabile uno sviluppo urbano in quella zona.

La mia reazione a quell’epoca era rimasta inequivocabile come precedentemente espressa in occasione di discussioni col defunto Peluffo e cioè costruire ,anziché la piattaforma,la classica banchina proseguendo l’attuale ed arrivare sino alla riva dx del torrente Segno. Ovviamente tale realizzazione voleva dire eliminare l’intera frazione abitativa di Porto Vado trovando in comune accordo il sistema meno indolore sul piano affettivo ma anche quello economico ,tale operazione non sarebbe stata comunque una novità perché situazioni analoghe erano già capitate in altre nazioni e per vari altri motivi . La Provincia di Savona dà l’autorizzazione a sbancare la collina dietro al V.I.O. ex Fiat per realizzare un piazzale di deposito (container??) aggiungo ciò che avevo prospettato in origine  “spostiamo la sede di via Aurelia a monte nell’attuale sede stradale doganale per il porto ” ed abbiamo risolto l’intero problema. E’ ovvio che lo scenario del suolo territoriale della zona assume la vera dimostrazione dell’inserimento della frazione nel vero centro nevralgico dell’attività portuale. La creazione di un panorama simile è estremamente inaudito ai tempi nostri impensabile far vivere famiglie che per secoli hanno vissuto in un totale panorama naturale e diverso da quello inconcepibile che si vuole realizzare per motivi di un sviluppo non certamente sostenibile ma costrittivo.

Perché costrittivo, perché si realizza un’opera funzionale, non badando ai residenti , ma creandogli una situazione insostenibile costringendoli ad abbandonare le loro abitazioni frutto di sacrifici di intere generazioni e mettendoli veramente in seria difficoltà , ovviamente l’opera verrebbe realizzata con un contenuto risparmio monetario ingiustificabile e non umanamente giustificabile. Ricordo perfettamente, e di ciò mi duole ricordarlo, che tre mesi prima che il Peluffo ci lasciasse lo incontrai in via Gramsci mi pose la mano sulla spalla e mi disse ” ti gaveivi ragiun”

CICCIONE Riccardo

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