Ben ritrovati a Tutti e buon fine settimana.
Anche oggi sono tornato per narrarVi in sintesi la mia personalissima versione degli ultimi accadimenti politici savonesi.
Pongo di seguito una serie di domande a cui sarebbe facile, facile, rispondere.
Ora che siamo giunti ai patteggiamenti per la vicenda ATA, e le responsabilità sono state quasi del tutto accertate, non c’è proprio nessuno, tra coloro che siedono tutt’ora, a vario titolo, in Consiglio comunale, che senta il bisogno di fare pubblicamente autocritica per gli anni in cui non si voleva vedere, sapere, sentire, cosa stesse realmente accadendo nell’Azienda partecipata dal Comune di Savona?
Tra costoro, non c’è proprio nessuno che, un minimo, si senta chiamato in causa per l’indifferenza con cui, un’intera Azienda con i suoi lavoratori, veniva portata al dissesto?
Oggi, ci sarebbe ancora qualcuno che si alzerebbe dai banchi del Consiglio comunale, così come avveniva quasi due lustri fa, per pontificare che tutto andava per il meglio in ATA e che era ora di finirla con la propaganda?
Ora che le responsabilità sono state acclarate, che tipo di iniziative porrà in atto l’attuale Amministrazione?
Non vorrei, per risposta, ricevere un silenzio assordante!
Il (nuovo) manuale del bravo amministratore, che voglia navigare tranquillo e sereno durante l’intero mandato amministrativo, suggerisce di limitare, ridurre, silenziare, burocratizzare, regolamentare il più possibile i momenti di confronto, o scontro, sia con la minoranza, sia con tutti coloro che, a vario titolo, dissentono.
Detto, fatto!
I consigli comunali e le commissioni si convocano quando è strettamente, strettamente, ma proprio strettamente, necessario.
Il dibattito in aula è condotto applicando alla regola, il regolamento, che regola ogni regola.
Se vengono presentate interpellanze, alle domande si glissa, si schiva, ci si imbosca, ci si annoia e poi si sorvola.
I dibattiti si affrontano principiando a narrare del tempo che fu, poi si pesta l’acqua nel mortaio ed infine, se putacaso l’opposizione si indigna e sbotta, parte il coro delle prefiche che si indignano, frignano, gridano al complotto e lamentano che la protesta fatta così non è democratica.
Eppure non posso nemmeno lamentarmi, tutto questo era già scritto nell’Agenda, alla voce partecipazione.
Peccato non avere capito in allora che, sì, la partecipazione sarebbe stata accettata, ma solo se di parte … quella giusta però.
Per descrivere l’attuale dibattito sulla desertificazione del centro cittadino e sulla mobilità immobile portata avanti dall’Amministrazione, trovo calzante riportare un aforisma di Ennio Flaiano, che sembra scritto giusto giusto, per l’occasione: “Certo, certissimo, anzi probabile”.
Pensando alla mia città, trovo profetiche queste parole, che potrei rielaborare a modo mio:
Temo chi è certo delle proprie convinzioni.
Temo chi è certissimo delle proprie idee.
Temo che il certo ed il certissimo conducano al probabile … fallimento.
Buona settimana
Massimo Arecco
Consigliere comunale di Fdi