Ben ritrovati a Tutti e buon fine settimana.
Eccomi tornato per continuare la narrazione in sintesi della mia personalissima versione degli ultimi accadimenti politici savonesi.
Devo ammettere che l’Assessore Pasquali possiede il raro dono di trovare sempre la frase giusta quando serve: “Se le telecamere non servono come deterrente, chiederemo ad Ata. Si potrebbe valutare la presenza di un guardiano notturno. Noi oltre all’impianto di videosorveglianza non possiamo fare altro”.
Perlomeno, questa volta, l’Assessore ha evitato di avanzare la solita proposta che, per contrastare il crimine si potrebbero organizzare manifestazioni e spettacoli.
Effettivamente, organizzare feste in un garage del porto sarebbe poco “cool” e troppo in stile anni ’80.
E poi cosa c’è di meglio che scaricare tutto sulle spalle di Ata, stringere le spalle, allargare le braccia e concludere: noi non possiamo fare altro.
Buona estate, serene vacanze e soprattutto, se parcheggiate a Savona, fatevi una bella assicurazione contro gli atti vandalici.
Savona, capitale della cultura … pardon, Savona, capitale della rottura.
La scorsa settimana avevamo letto della proposta avanzata dall’Assessore Avvocato Branca, che proponeva di selezionare i portavoce dei singoli comitati di quartiere impiegando il metodo del sorteggio.
Applicando questo originale e democratico sistema di selezione basato sulla dea bendata, l’Amministrazione dovrà, però, augurarsi che, tra gli interlocutori estratti, non vi siano:
i cittadini a cui i vandali hanno sfasciato l’auto con un estintore, danneggiato il portone, imbrattato i muri di casa, sporcato con minzioni e altro l’uscio di casa;
le tante mamme e i papà che, per quest’estate, si erano illusi di trovare un posto per i figli nei nidi organizzati dal Comune;
coloro i quali si ritrovano le vie desertificate a causa di una pedonalizzazione “fatta in punta di piedi”;
coloro ai quali è stato reso impossibile parcheggiare in centro e muoversi in città con l’auto;
coloro che sono costretti a respirare lo smog cresciuto a dismisura in C.so Mazzini, Piazza Mameli, Via Guidobono e Via Montenotte;
coloro che stanno subendo da mesi le conseguenze della nuova (im)mobilità urbana;
coloro che si erano fidati delle promesse elettorali contenute nelle settantaquattro pagine dell’Agenda, ben impacchettate e infioccate per l’occasione, via via diventate “carta straccia” con il trascorrere dei mesi;
Se posso permettermi di dare un consiglio (non richiesto) all’Assessore Branca ed alla Giunta di cui fa parte, considerata “l’aria che tira in città”, lascerei perdere l’idea di reintrodurre le “simil circoscrizioni” e continuerei a puntare sull’usato sicuro: la tanto strombazzata partecipazione basata sui soliti tavoli frequentati dagli abituali, fedeli e selezionati avventori.
Con costoro non si sbaglia mai: zero polemiche, applausi a ripetizione, nessuna contestazione e l’unica estrazione a sorte a cui tengono è quella della tombola.
Tende in spiaggia alle Fornaci, bivacchi in Piazza Delle Nazioni e non solo, roulotte e baracche abusive che continuano ad essere tollerate dall’Amministrazione nel campo della Fontanassa con “fognature fai da te” e con la fornitura dell’acqua potabile gentilmente omaggiata da Ata e quindi pagata dai cittadini.
Se poi ci aggiungiamo la “rumenta” accumulata intorno ai cassonetti e la sporcizia diffusa per le strade e i giardini, completiamo il quadretto idilliaco.
La situazione, però, potrebbe miracolosamente cambiare se imparassimo a osservare la realtà con occhi nuovi, sforzandoci di aggiungere un briciolo di fantasia in più, accettando una moderna apertura mentale, aggiungendoci un tocco di colore.
Se poi si facesse contemporaneamente ricorso ad una adeguata comunicazione, tutto apparirebbe molto, molto, diverso e, soprattutto, migliore.
Le tende ed i bivacchi potrebbero essere reinterpretati come il risultato di un nuovo turismo: dinamico, fluido e giovanile, molto green, minimale ed eco solidale, che ricerca un contatto diretto e non mediato con la natura.
Le roulotte e le baracche del campo della Fontanassa potremmo immaginarle come il frutto spontaneo dell’urbanistica tattica, affrontata con soli materiali di recupero e riciclo … tanto riciclo.
Le deiezioni e le minzioni dei turisti “fai da te”, sparse a piene mani (e non solo) nei portoni del lungomare di C.so Vittorio Veneto, potremmo vederle e percepirle come naturali espressioni corporee, che confermerebbero l’elevato livello di gradimento del “foresto” per il contesto ambientale circostante e che certificherebbero la volontà di lasciare una testimonianza, una traccia sensoriale, del proprio passaggio.
Veicolando nel modo adeguato questa “urban vision”, basterebbe veramente pochissimo per invertire l’attuale percezione della città.
A Savona abbiamo cominciato da tempo a colorare il mondo: Via Manzoni docet!
Anche questo è Agenda.
Buon fine settimana
Massimo Arecco Consigliere comunale di Fdi