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Petizione al parlamento europeo contro il rigassificatore a Vado Ligure: un fallimento per pressapochismo e mancanza di trasparenza

Tutti ricordano la petizione contro il rigassificatore a Vado Ligure, presentata alla Commissione Petizioni del Parlamento Europeo a Bruxelles da Stefania Scarone, coordinatrice provinciale del M5S e candidata alle elezioni regionali. Nell’aprile scorso, la Scarone aveva portato la voce di oltre 8.000 cittadini contrari al progetto, manifestando grande soddisfazione per l’attenzione ricevuta e dando ampio risalto all’evento.
Purtroppo, però, la petizione è stata archiviata, e la Commissione ha consigliato di rivolgersi all’autorità nazionale. Il motivo principale? La petizione era stata redatta in modo approssimativo, rendendo improbabile fin dall’inizio una sua accettazione. Sembra infatti che il testo fosse quasi un copia-incolla di una petizione presentata a Piombino, al punto che si faceva riferimento alla mancanza della procedura di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), una questione rilevante per Piombino ma non per Vado Ligure.
Nonostante ciò, i candidati del M5S alle elezioni europee avevano comunque cavalcato il tema in chiave elettorale (forse ignorando gli errori presenti nel testo?). Secondo alcune voci, però, ci sarebbero state frizioni all’interno del movimento.
In pratica, Stefania Scarone, anziché coinvolgere il territorio e redigere una petizione precisa, avrebbe agito in autonomia, trascurando di consultare le realtà locali. Il risultato? Un documento non corretto che ha portato all’archiviazione dell’intera iniziativa.
Questo approccio superficiale ha lasciato i sostenitori della lotta contro il rigassificatore senza strumenti utili. Il rammarico è forte, considerando l’impegno di migliaia di persone che avevano raccolto dati e informazioni per sostenere la causa. Alla luce di questi fatti, viene da chiedersi quando questa notizia verrà resa pubblica e per quanto tempo ancora resterà confinata nelle “segrete stanze”.

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