A chi mi riferisco? Al ministro influencer Matteo Salvini.
Le pagine dei quotidiani e le televisioni di “regime” sprizzano Salvini da tutti i pori.
Ormai non ha più freni inibitori (non che prima ne avesse di più), reclamando il Ministero dell’Interno e di fatto silurando l’attuale Matteo Piantedosi (Ind.), ma in quota Lega e in carica dal 22 ottobre 2022.
Un conto è far parlare di sé, un altro è essere padroni del proprio e altrui destino. La sguaiatezza e la fretta con cui Salvini ha quasi rivendicato il proprio ritorno al Viminale, appena pronunciata la sentenza, rappresentano una perfetta sintesi di cosa la politica di oggi spesso è, e soprattutto di cosa non dovrebbe essere.
Come avevo previsto, l’assoluzione di Salvini è più un problema per il centrodestra che una risorsa. La Meloni in persona è dovuta intervenire per porre un freno a una vicenda che poteva diventare uno dei tanti problemi di questo governo. Governo che i giornali di regime dipingono come il meglio del meglio, ma che in verità si dimostra di una mediocrità disarmante.
Non solo cerca di autonominarsi nuovo ministro degli Interni, ora Matteo si proietta anche nella funzione di improbabile kingmaker del direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, candidandolo come sfidante alla carica di sindaco di Milano, o, in alternativa, proponendosi egli stesso come candidato. Non che l’appuntamento con le urne milanesi sia imminente: si voterà nel 2027, mancano insomma due anni abbondanti. Tuttavia, è pur vero che tra un anno e mezzo inizierà la campagna elettorale, e tutti vogliono farsi trovare pronti.
È questa propaganda elettorale continua che sta stancando gli italiani: tra Meloni e Salvini, non si sa chi sia più agit-prop(in russo Агитпроп, parola macedonia di “agitazione” e “propaganda”, scritto anche come Agitprop) dell’altro.
La cosa più importante per il Capitano, tuttavia, resta il ponte sullo Stretto di Messina, fino a farne un’ossessione. Al Ministro non interessa che in molte parti del Paese la viabilità sia degna del primo Novecento, così come non interessa al vice ministro in Liguria, che sembra ignorare lo sfacelo delle strade, autostrade e ferrovie della nostra regione.
Forse sarebbe bene che Salvini cambiasse dicastero, ma non per tornare agli Interni, dove ha già offerto pessime prove, bensì in uno costruito su misura per lui, come il Ministero del Tempo Libero e degli Influencer.
Quando il popolo teme il governo c’è tirannia.
Quando il governo teme il popolo c’è democrazia.
— Thomas Jefferson
Sperando che il nuovo anno porti novità politiche (ad esempio una seria alternativa a questo governo), invito tutti a mettersi una mano sulla coscienza: dobbiamo evitare che questo governo diventi regime. Se ciò accadesse, sarebbe molto difficile tornare indietro.
Auguri a tutti di un felice (nonostante la politica) 2025.
Roberto Paolino