Riprendiamo la consuetudine di adoperare un brano musicale come titolo del pensiero domenicale. Questa volta lo facciamo con il capolavoro di Franco Battiato: “Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere di gente infame, che non sa cos’è il pudore, si credono potenti e gli va bene quello che fanno”.
Inizia così il famoso brano che in poche righe riassume come sia oggi la situazione politica italiana.
Massima rappresentazione è la buffonata del redditometro.
Nel corso degli ultimi trent’anni si ripropone ciclicamente per l’ennesima volta lo stesso, medesimo film. Questo fa sospettare che il problema sia tecnico, prima ancora che politico.
Il decreto sul redditometro, d’altra parte, pubblicato il 20 maggio scorso nella gazzetta ufficiale, è un decreto-monstre elaborato da tecnici. Nato con le ore contate è stato fatto abortire a tempo di record, con la sospensione immediata decisa dal Presidente del Consiglio
Cosa insegna la storia del redditometro, il fisco che scotta.
La marcia indietro con l’atto che ferma l’entrata in vigore del nuovo strumento conferma che quando si parla di evasione fiscale la posta in gioco è sempre troppo alta.
In passato ci sono stati i tentativi, di diverso colore politico, per migliorare i controlli anti evasione. Oggi è la volta del redditometro, che è stato nuovo per 24 ore e che è stato rapidamente rimesso in un cassetto, in attesa di tempi migliori. La sorte è la stessa, quando sale troppo la pressione ci si ferma e lo schema si ripete. Prima il decreto del Mef, poi la notizia circolata rapidamente e le polemiche che ne sono seguite, alla fine è arrivato un atto di indirizzo del viceministro dell’Economia Maurizio Leo e del direttore del dipartimento Finanze Giovanni Spalletta a rimettere a posto le cose. Le modifiche sono rimandate a uno dei decreti attuativi della delega fiscale.
Cerchiamo di capire i motivi del tentativo di ripristinare il redditometro e perché è stato tutto sospeso dopo la pubblicazione del decreto sulla gazzetta ufficiale:
Era un atto dovuto, un provvedimento su cui si è soffermata la Corte dei Conti, che sottintendeva anche un possibile danno erariale per la mancata adozione dei criteri induttivi, sospesi dal 2018, utilizzabili per il redditometro.
Maurizio Leo (Roma, 25 luglio 1955) è un politico italiano, dal 2 novembre 2022 viceministro dell’economia e delle finanze con delega alle finanze nel governo Meloni. Iscritto a Fratelli d’Italia stesso partito della Meloni.
Per cui ci si chiede, parlano tra loro?
E perché in fretta e furia hanno fatto abortire il decreto?
La prima risposta è scontata: siamo in campagna elettorale per cui non si fanno provvedimenti odiosi con elezioni in corso.
Secondo motivo: si stava spaccando la maggioranza con Lega e Forza Italia decisamente contrari.
Siamo in presenza di un governo che amministra a spot se la risposta è buona si va avanti altrimenti retromarcia e non se ne fa nulla.
Purtroppo povera Patria questo governo ti manderà a sbattere,la facciata sarà devastante e a pagare?
Be sempre noi.
“I popoli non dovrebbero avere paura dei propri governi, ma sono i governi che devono aver paura dei propri popoli.”
(Thomas Jefferson)
Roberto Paolino