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Pensiero domenicale: L’intolleranza

Giovanni Matteotti

Giacomo Matteotti fu un eroe solitario, un martire laico della democrazia, un uomo che con il suo riformismo rimase l’ultimo ostacolo contro l’instaurazione del regime di Benito Mussolini. E come tale doveva essere eliminato a ogni costo.
Sono passati ormai cento anni da quel pomeriggio del 10 giugno 1924 in cui il leader dei socialisti riformisti venne aggredito a Roma, nei pressi della sua abitazione, da un gruppo di squadristi che, nonostante la sua strenua resistenza, lo caricarono a forza su un’auto e poi lo uccisero a coltellate.
Perché fu ucciso così barbaramente?
Perché fece un discorso che è rimasto famoso sia perché l’oratore denunciò con grande coraggio la nuova serie di violenze, illegalità ed abusi commessi dai fascisti per riuscire a vincere le elezioni, sia perché dopo soli undici giorni il deputato socialista fu rapito e assassinato da cinque fascisti.
Terminato il discorso rivolto ai suoi compagni disse:
“io il discorso l’ho fatto ora voi preparatemi l’elogio funebre”.
Vi chiederete il perché di questa lunga premessa

Per due motivi
Il primo per ricordare un eroe che ha detto ciò che pensava pur sapendo che avrebbe perso la vita.
Il secondo motivo è il seguente:
Matteotti con il suo discorso divenne un nemico del regime, per cui i nemici vanno eliminati.
Sia Mussolini sia Hitler parlavano dei nemici come di parassiti e Trump ricalca quel tipo di discorso (che in passato è sfociato in violenza) quando parla di reprimere gli avversari.
Purtroppo questo orribile modo di pensare ha fatto proseliti anche nel nostro bel Paese.
Non ci sono più ideali sostituiti da un modo di fare politica che si muove alla ricerca di qualcuno da odiare.
Questa campagna elettorale è la palese esemplificazione di quando testé detto.
Anche le campagne elettorali dei comuni ove dovrebbe prevalere la proposta le idee vede molti contendenti parlare alla pancia della gente e ovviamente a fare la parte dei leoni sono le squadracce di manganellatori virtuali che fanno da contraltare ai loro candidati scatenando un odio verso l’avversario senza precedenti.
Il cemento che li tiene insieme è il disprezzo nei confronti degli altri contendenti.
L’unico modo di rispondere a costoro che vivono da cani arrabbiati è il sorriso, essere sereni e disponibili al dialogo.

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Perché se malauguratamente questi individui dovessero vincere, governeranno come una sorta di resa dei conti alzando l’asticella dell’ acredine dell’astio.
Nulla è così duro a morire, nulla si riprende così spesso come l’intolleranza.” “L’intolleranza è segno d’impotenza.” “L’intolleranza dell’ambiguità è il marchio di una personalità autoritaria.” “Nessun dibattito è possibile se affrontato con intolleranza e odio. ”

 

Roberto Paolino

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