Pensiero domenicale: La grande Liguria

Genova, città di mare dalla storia gloriosa. Si erge sulle colline liguri, ha il carattere forte della terra di mare: è Genova, capoluogo della Liguria.
I Liguri erano durissimi combattenti, crudeli e feroci, navigatori intrepidi e audaci. Strabone scrisse pure che i Liguri erano uomini e donne scarsi nel cibo, resistenti alle fatiche ed alle avversità, coraggiosissimi, amanti e gelosi della loro libertà per la quale erano sempre pronti a qualsiasi sacrificio.
Perché questa premessa?
Per dimostrare che noi Liguri sembriamo blandi ma se serve sappiamo reagire con coraggio e forza a qualsiasi tipo di minaccia.
Questa è la nostra storia. Dalla metà dell’anno Mille Genova conquistò l’autonomia, le compagnie commerciali assunsero ruoli amministrativi, e la città si affermò come potenza mercantile: era giunta l’età d’oro dei comuni.
Genova esercitava incontrastata il suo dominio sulle coste liguri e su una buona parte del Mar Mediterraneo, insieme a Pisa, e conquistò le colonie in Medio Oriente negli anni delle Crociate. Repubblica marinara, incontrastata Signora del Mare: la storia della Superba si snoda in una rete di commerci e battaglie, crociate e arditi intrallazzi che ne fanno una delle grandi potenze medievali del Mediterraneo.
Genova e i Liguri hanno una tradizione di libertà.
“Il ragazzo di Portoria”, più conosciuto come Balilla, si chiamava Giovan Battista Perasso ed entrò nella storia per aver dato (nel lontano 1746) il segnale della rivolta contro gli austriaci che occupavano Genova.
Non è un caso che Grande Liguria ha scelto lui come simbolo, vogliamo che quel sasso oggi rappresenti la forza e la ribellione pacifica e ferma contro uno stato centralista e i partiti che lo rappresentano e pensano di avere il diritto di mettere il tallone sulla testa dei Liguri.
Dal Balilla, patriota settecentesco alla processione verso il Santuario di Oregina, nel 1847, quando per la prima volta sventolò il Tricolore attraverso le idee e le gesta mazziniane, di vocazione democratica e unitaria, seguite dalla figura di Garibaldi, che riuscì non solo nell’impresa dei Mille, ma anche a far convivere le posizioni, spesso contrastanti, di coloro che si batterono per l’Unita d’Italia. E come non possiamo non ricordare la liberazione di Genova dai nazisti.
Dopo oltre quattro ore, alle 19,30 Meinhold si decide e firma l’atto di resa. Seimila soldati tedeschi si arrendono all’insurrezione della popolazione locale. Gli americani sono ancora lontani, sono da poco entrati alla Spezia. Genova si è liberata da sola.
I fatti di Genova del 30 giugno 1960 furono una serie di scontri seguiti al corteo indetto dalla Camera del Lavoro e appoggiato dall’opposizione di sinistra il 30 giugno 1960 per protestare contro la convocazione a Genova del sesto congresso del Movimento Sociale Italiano.
Grave offesa per la città che si meritò la medaglia d’oro al valor militare. Piegata la tracotanza nemica otteneva la resa del forte presidio tedesco, salvando così il porto, le industrie e l’Onore.
Il valore, il sacrificio e la volontà dei suoi figli ridettero alla madre sanguinante la concussa libertà e dalle sue fumanti rovine è sorta nuova vita santificata dall’eroismo e dall’olocausto dei suoi martiri.
9 settembre 1943 – aprile 1945»
Quanti esempi nella storia per dire che Genova e i Liguri hanno sempre lottato per la libertà con forza tipica della nostra gente.
Oggi purtroppo non siamo più un popolo, stiamo facendoci prendere in giro da un gruppo di masnadieri che dicono di amare la Liguria, ma non esitano a mettersela sotto ai piedi per la poltrona.
Mi provoca tristezza che a rappresentare la storia millenaria importante della nostra storia siano voltagabbana, finti autonomisti e profittatori.
Questa articolo mira a risvegliare le coscienze sopite a ricordare chi siamo e da dove veniamo per raccogliere le forze per mandare a casa chi pensa che Novi Ligure sia Liguria (senza offesa per nessuno).

Roberto Paolino

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