Pensiero domenicale: il Cagnotto della politica

“Se ogni indagato si dimette l’Italia si ferma domani” è la posizione del vicepremier Matteo Salvini “vorrei sapere se ci fossero microspie negli uffici di qualche magistrato, per quanto tempo continuerebbe a fare il magistrato”.
Queste le sconcertanti dichiarazioni di Salvini segretario federale della Lega Salvini Premier.

Le sue capriole sono memorabili campione mondiale di dire tutto e il contrario di tutto.
Il populismo politico è la convergenza tra la tendenza di questo a definirsi sulla base dell’identificazione di nemici e il paradigma del diritto penale del nemico. Tutti i populismi hanno bisogno di legittimarsi attraverso un nemico o meglio attraverso più nemici: nemici interni che complottano e nemici esterni come la Francia o l’Unione europea.
Ricordate le posizioni della Lega durante tangentopoli negli anni 90?
Era il 16 marzo 1993

L’Italia attraversava il culmine degli scandali di Tangentopoli. Allora la Lega Nord era una forza, anzi, la forza antisistema che era riuscita ad entrare nelle istituzioni per combatterle e cambiarle dall’interno. Al motto di “Roma ladrona” il Carroccio era cresciuto nei consensi ma ancora si presentava come forza di opposizione che aveva come obiettivi principali l’autonomia e il federalismo.
Quella politica e soprattutto quei politici che tra il ’92 e il ’93 erano stati travolti dall’inchiesta Mani Pulite erano per la Lega Nord tra i principali responsabili di tutto ciò che in Italia non andava. Il velo alzato sul sistema corruttivo scardinato dal pool milanese guidato da Antonio Di Pietro era l’occasione per voltare pagina.
Nessuno che visse quel periodo si riconosce nelle parole di oggi di chi doveva continuare a seguire il solco tracciato dal fondatore del movimento Umberto Bossi, anzi queste le ultime dichiarazioni del capitano ricordano moltissimo quelle dei segretari del pentapartito.
La Lega Salvini Premier non è più lo stesso movimento, non è più federalista, né autonomista, non chiede a Toti di dimettersi liberando la nostra regione da una situazione davvero paradossale e, assurdo, anzi lo sostiene lo giustifica.
La vera lega avrebbe organizzato manifestazioni e cortei per invitare Toti ad andare via.
Oggi no Salvini prendendosela con i giudici ricalca posizioni che in passato tennero partiti e politici che per la Lega Nord dovevano sparire dalla vita politica.
Chi scrive lo ha ribadito più volte, nessuno può permettersi di anticipare sentenze, ma non facciamo confusione, il garantismo doveroso nei confronti di tutti gli imputati, è una cosa altro è bloccare la vita di una Regione.
In questi casi unico atto è dimettersi e affrontare i problemi giudiziari da cittadino comune.
Ma si sa quella parola dimissioni non fa parte del vocabolario dei politici, loro resistono non mollano stipendi e poltrone.
Una famosa battuta sulle dimissioni la fece Winston Churchill: ho dato le mie dimissioni, ma le ho rifiutate.

 

Roberto Paolino

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