Pensiero domenicale: Fate come dico, non fate come faccio

Se noi per l’autunno studiassimo, organizzassimo e proponessimo tre giorni, non tre mesi, di spallata, di blocco totale, tre giorni durante i quali fermiamo l’Italia per mandare a casa questo governo e per farlo ripartire, voi ci date una mano?
Tranquilli non è una dichiarazione di oggi nè di pericolosi estremisti, nè tantomeno dei Sindacati, si tratta di Matteo Salvini e sono dichiarazioni del 2015, quando era ancora un uomo di partito, un pacifico rivoluzionario e soprattutto lontano da posizioni destrorse come oggi.
Parafrasando un noto brano musicale, per un ora di notorietà non so cosa darei, tutto fa brodo tutto fa voti, per il nostro instancabile (a parole e post sui social) Ministro che si è andato a impelagare in un argomento delicato: il diritto di sciopero, tra l’altro sparando inesattezze a raffica tipiche di chi non conosce l’argomento.
Andiamo per ordine:
La Lega ha accusato i sindacati di entrare in sciopero sempre di venerdì per avere il weekend lungo.
Tale asserzione è una fesseria assoluta, forse non sanno che scioperare costa, viene trattenuto il lordo di una giornata di lavoro… Mediamente 80/100 euro, solo chi ha stipendi come loro si può permettere di ragionare così, chi percepisce una paga di 1200 euro è una parte consistente dello stipendio, è un grande sacrificio meritevole di un ringraziamento per l’impegno sociale.
Penso che davvero questo atteggiamento stia stufando chi parla di lavoro, chi sentenzia senza neppure sapere ciò che dice, e la maggior parte di loro non ha mai lavorato. Farsi fare la morale da questi signori, rappresenta in pieno il degrado della politica, che ha come unico risultato, allontanare i cittadini dalla cosa pubblica.
Nel primo semestre del 2023, in Italia sono morti 688 lavoratori, di cui 436 sul luogo di lavoro e i rimanenti in itinere, il 15% in più rispetto all’anno precedente, altro che fine settimana lungo….I problemi quelli seri del mondo del lavoro sono questi, insieme a paghe da fame (siamo il fanalino di coda dell’Europa come stipendi).
Spesso negli ultimi anni si è parlato di “guerra ai poveri che, attenzione, non è la guerra alla povertà, nell’obiettivo ci sono loro i poveri.
Quello che sta facendo il governo guidato da Giorgia Meloni in Italia ha qualcosa di ancora più tremendo, perché sembra la piena affermazione politica e istituzionale della controrivoluzione neoliberista iniziata ormai alcuni decenni fa.
Non solo la fine del reddito di cittadinanza, che dal 1° gennaio 2024 cesserà anche formalmente di esistere, ma l’intera narrazione politica del governo e delle sue propaggini è intrisa di un odio nei confronti dei poveri e della povertà che non trova eguali nel nostro Paese.
In conclusione gli attacchi continui ai lavoratori, ai giovani a chi ha problemi di salute, rendono attuale l’inizio del mio articolo con le affermazioni di Salvini del 2015.
Questo è un governo divisivo di odiatori, è il loro modo di governare, è una sorta di rivalsa nei confronti di chi per anni ha li tenuti ai margini.
Non serve più stare fermi, attendere chissà che cosa, non votare, non partecipare alle mobilitazioni.
Come diceva Finardi è venuto il momento “di mollare le menate e metterti a lottare”.

Roberto Paolino

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