Site icon UOMINI LIBERI

Pensiero domenicale: Criticare le idee e non le persone

–Lo disse Pietro Nenni, in quanto criticare e combattere le persone lo facevano i fascisti,noi dobbiamo essere diversi.
A chi mi riferisco?
A chi è in possesso di una alta carica istituzionale,e dovrebbe rappresentare tutti i cittadini.
Stiamo vivendo un brutto momento ove non si rispetta più nulla,far marciare un gruppo di fascisti a pochi metri dal luogo ove è avvenuta La strage di Bologna che fu un attentato di matrice neofascista è aver inferto una ferita alla città e a chi perse i propri cari. Avvenuto alle 10:25 di sabato 2 agosto 1980 alla stazione Centrale di Bologna, in Italia. Provocò la morte di 85 persone e il ferimento di oltre 200.Si tratta del più grave attentato terroristico commesso nel Paese nel secondo dopoguerra, da molti indicato come l’atto culminante della strategia della tensione.Perchenon state seguite le indicazioni del comitato ordine e sicurezza?
Il Prefetto, su conforme parere del consesso’ e cioè di tutte le persone presenti, ‘dispone: la Questura, attraverso la Digos, assumerà opportuni contatti con il movimento nazionale Rete dei patrioti dell’Emilia-Romagna al fine di addivenire a un’opportuna modifica del luogo di svolgimento della manifestazione.
Ovviamente la violenta razione degli antagonisti è da condannare fermamente,ma non si può non chiederci perché si è voluto accendere la miccia creando una situazione a così a forte rischio?

Un fatto simile accadde nel 1960 a Genova ci furono una serie di scontri seguiti al corteo indetto dalla Camera del Lavoro e appoggiato dall’opposizione di sinistra il 30 giugno 1960 per protestare contro la convocazione a Genova del sesto congresso del Movimento Sociale Italiano.
Certamente le ferite del nazi fascismo erano a quell’epoca ancora fresche e sanguinose e venne considerato un affronto organizzare proprio a Genova città medaglia d’oro alla resistenza il congresso degli eredi del fascismo in Italia.
Il 18 luglio1960 la rivista Il Mulino pubblicò un appello, sottoscritto da 61 intellettuali cattolici, in cui si affermava la necessità di rifiutare le politiche autoritarie e le alleanze con le forze politiche neofasciste, anche quando queste servirebbero a difendere i “valori cristiani contro il marxismo”.
Notare le differenze
Invece di buttare benzina sul fuoco come avvenuto oggi il governo cercò di smorzare i toni fino ad arrivare a dimettersi.
Il ministro Salvini invece adopera per commentare i fatti un linguaggio violento lontanissimo da quello che dovrebbe tenere un ministro della repubblica,dimostrando poco rispetto per le istituzioni e una grande voglia di alimentare lo scontro.
“Dai 16 ai 19 anni, mentre frequentavo il liceo Manzoni, il mio ritrovo era il Leoncavallo. Stavo bene, mi ritrovavo in quelle idee, in quei bisogni. Nei centri sociali ci si trova per discutere, confrontarsi, bere una birra e divertirsi”. Per qualcuno, forse, è difficile da credere, ma a dirlo trent’anni fa era lo stesso che adesso, dopo gli scontri con la Polizia a Bologna, chiede la chiusura di tutti i centri sociali: Matteo Salvini.
La cosa grave è che da imbonitore alla Vanna Marchi si è trasformato in un tribuno di estrema destra violento, e per giunta dimenticando il suo passato.
Una precisazione la devo al generale Vannacci; non confondiamo le idee il suo modello di Patria è lontanissimo dal mio .
Io sono liberale democratico e federalista e credo nella libertà sempre.
Lei è un nostalgico di un periodo che ha causato lutti disastri e perdita di qualsiasi libertà.
Concludo rivolgendomi ai tanti che hanno votato questo personaggio,ricordandogli che il 21 giugno 1921
Benito Mussolini fu eletto in parlamento nelle liste del Blocco nazionale nella circoscrizione di Bologna e in quella di Milano.
Il 21 giugno pronuncia il suo primo discorso alla Camera,per cui chi distrusse il Paese venne eletto dai cittadini.
Vi imploro non rifacciamo lo stesso errore in quanto la Patria subì una ferita che ancora oggi è ricordata con orrore.
“È meglio la peggiore delle democrazie della migliore di tutte le dittature.”
Sandro Pertini

 

Roberto Paolino

Condividi