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Pensiero domenicale: piano sanitario della regione Liguria? Aria fritta

Come promesso, questa settimana analizzo seppur a grandi linee la bozza del piano sanitario della regione Liguria, 2023-2025.
Una bozza presentata con evidente ritardo, dopo averla frettolosamente ritirata a novembre.
Il metodo è sempre lo stesso, annunci urbi et orbi, ovvero conferenze stampa prima di presentarlo, retorica e chiacchere in libertà per un piano che è aria fritta, ovvero non migliora di una virgola la drammatica attuale situazione. Continua, la solita linea di poco rispetto per l’istituzione consiglio regionale e per le parti sociali, questo atteggiamento, è pianamente in linea con il governo, nazionale.
Detto ciò possiamo entrare nel merito, facendo fatica a capire la linea sanitaria che si intende proporre per il futuro.
La sensazione che tra pasticci, promesse mai mantenute c’è malgrado tutto un idea chiara: smantellare sempre più la sanità pubblica a favore di quella privata e i risultati, purtroppo, li vediamo già da tempo nella nostra vita quotidiana”. E non servono gli esempi negativi del Veneto e Lombardia a farli desistere, (per informazioni vi invito a guardare la trasmissione report che trattava tale argomento) loro vanno avanti per la loro strada.
In un precedente articolo ho descritto cosa sono gli ospedali di comunità, visto che sono il piatto forte del piano torno a parlarne e soprattutto a dire di cosa si tratta:
Ne sono previsti 400 in Italia e 11 in Liguria. Sono strutture sanitarie intermedie della rete territoriale, a gestione prevalentemente infermieristica con presenza di un medico almeno 4,5 ore al giorno (6 giorni su 7) e a ricovero breve che si colloca tra l’ospedale e la dimensione domestica. Prevede interventi sanitari a bassa intensità clinica ed è rivolta a pazienti con deficit funzionali e/o cronici stabili dal punto di vista clinico provenienti dall’ospedale, dalle strutture residenziali sociosanitarie o dal domicilio.
Capito! Si vuole sostituire ospedali, e pronto soccorso, con Rsa desertificando dal punto di vista sanitario sempre più il nostro territorio, che ricordo ha una viabilità imbarazzante.
Altro che ponti, qui e necessario rivedere completamente le strade, autostrade Liguri, che non possono neppure essere chiamate da terzo mondo, sono peggio.
Se ciò non vi preoccupa, e dovreste farlo, aggiungiamo un altra parte di questa bozza:

Mori, Burlando, Toti

Il progetto del ‘San Martino diffuso’, sulla falsariga di quanto già in atto con il ‘Gaslini diffuso’ non è altro che un accentramento verso territori sempre più ristretti, con la scusa delle prestazioni numericamente sufficienti per garantire il servizio.
In soldoni la sanità Ligure torna Genova centrica, depauperando i territori dell’offerta sanitaria; torneremo come era una volta per patologie complesse interventi importanti, ad intraprendere i viaggi della speranza verso Genova. insomma questo piano è un vero e proprio libro dei sogni, o più semplicemente aria fritta, che si scontra con la realtà di questi anni, dove la strategia è mancata: dal personale, alle liste d’attesa, dall’emergenza alla rete territoriale all’integrazione socio sanitaria, e non basteranno gli annunci e le promesse a correggere la rotta”.
Queste ultime righe virgolettate sono il commento delle opposizioni in regione, che solo oggi, e la cosa ci fa sorridere, scoprono che stanno facendo spezzatino della sanità e con essa lo stato sociale.
Tornando al centro sinistra, che oggi si fa paladino della nostra sanità si dimentica che il depauperamento sanitario della regione era già iniziato con la giunta di centro-sinistra a guida Mori, continuato con i dieci anni di Burlando, che ha svolto il grosso del lavoro, chiudendo reparti, ospedali e pronti soccorso a piene mani.
Chi votò e fece votare Toti lo fece in quanto, promise un inversione di tendenza, diceva dobbiamo salvare la sanità pubblica distrutta dal Pd. Purtroppo gli elettori del centro destra se ne facciano una ragione, non solo non ha invertito la rotta, ma ha dato un’accelerata verso il graduale costante impoverimento della sanità pubblica, continuando con una impressionante continuità la linea del Pd. Gli italiani per curarsi privatamente, ovvero al di fuori dell’ambito del Servizio Sanitario pubblico spendono 39,7 miliardi di Euro, per un totale di 150 milioni di prestazioni erogate.
Quello che ci spaventa è: se seguiamo la linea di privatizzare la sanità, i pensionati, i disoccupati come faranno a curarsi?
Se su tali argomenti se si abbassa la guardia saranno davvero problemi seri per i tanti, Cittadini e per la povera gente in particolare.
Non ci sono dubbi dobbiamo dare battaglia con una forte seria mobilitazione popolare, e se l’opposizione non è in grado di farlo, dobbiamo noi cittadini farlo, sperando che non sia già troppo tardi.

Roberto Paolino

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