
La mareggiata degli ultimi giorni ha dato un primo assaggio di quello che potrebbe accadere in futuro alla nuova e contestata passeggiata sulla spiaggia di via Nizza. Il cantiere è stato invaso dall’acqua, per ora senza danni significativi, ma chiunque abbia un minimo di buonsenso può immaginare cosa accadrà quando le mareggiate saranno più intense e frequenti. Un progetto assurdo, portato avanti con cieca ostinazione dall’amministrazione, che sembra ignorare ogni evidenza e ogni consiglio di prudenza.
Non è la prima volta che si assiste a opere pubbliche nate male e destinate a finire peggio. In una città dove i tecnici si adoperano per compiacere chi li incarica e mantenere le proprie posizioni, non c’è da stupirsi se si partoriscono progetti fallimentari. Ma il vero problema non sono solo i tecnici che badano ai propri interessi, bensì gli amministratori pubblici che, oltre a scegliere chi fa i progetti, ne sono anche responsabili. Dovrebbero garantire che le opere siano nell’interesse collettivo, invece approvano scelte discutibili e, pagati con i soldi dei cittadini, producono sprechi e disastri annunciati.
Se i tecnici, consapevoli dei problemi, speculano sulle loro stesse idee fallimentari, i politici, spesso incompetenti, non si accorgono nemmeno delle scempiaggini che approvano. Il problema è che le follie urbanistiche sono pagate con i soldi pubblici, mentre loro lo stipendio lo incassano comunque.
Un tempo chi si interessava di politica aveva competenze, idee. Da decenni, invece, ci si affida solo a chi porta voti, sacrificando la qualità della governance a favore del consenso immediato. Le competenze? Un dettaglio trascurabile. La capacità di elaborare una visione pragmatica e non ideologica? Roba d’altri tempi.
Non è un caso, allora, che la politica sia diventata solo un mestiere ben retribuito per chi viene eletto, mentre i migliori vengono lasciati fuori o si tengono a distanza. E poi ci si chiede perché l’astensionismo cresce. La verità è che chi porta voti spesso non li porta per merito proprio, ma perché ha dietro di sé lobby e protettori. La crisi della democrazia sta tutta qui: se a vincere sono sempre i poteri occulti, tanto varrebbe rinunciare alla farsa delle elezioni e scegliere direttamente un’autarchia.
Nel frattempo, a Savona ci si prepara a vedere l’ennesima opera pubblica battuta dalle onde, costruita contro ogni logica e ogni buon senso. E tra qualche anno, quando il mare si riprenderà ciò che gli è stato tolto, qualcuno fingerà di cadere dalle nuvole e magari si spenderanno altri milioni per una nuova soluzione “innovativa”.