NOMI E COGNOMI
Leggo sulla… Stampa… di oggi, cronaca di Savona, un articolo intitolato “Crisi senza fine alla Ferrania la Filctem [CGIL] attacca Messina” In questo articolo il segretario del chimici CGIL Berruti dichiara, a proposito della richiesta di mobilità per 200 dipendenti della Ferrania Technologies che ” in questa situazioni l’unico che non perde mai è Messina”. Stefano Messina è per l’appunto il proprietario di Ferrania che non da ora fa il bello e il cattivo tempo su aree di gran pregio 500 mila mq. la maggioranza delle quali inutilizzate. Si dice in conclusione un ottimo investimento per Messina.
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Quello che è di interessante in queste dichiarazioni consiste della necessaria chiamata di responsabilità di un imprenditore, attratto dalle aree industriali della nostra provincia per fare beatamente i comodi suoi. Senza fare del paleoanticapitalismo le sue vittorie coincidono regolarmente con le sconfitte dei lavoratori. D’altro canto l’economia savonese che dal 1982 (per parlare degli anni più recenti) passa di sconfitta in sconfitta, di dismissione in dismessione , ha alla sua guida un signore che ha fatto carriera in ragione direttamente proporzionale alle cadute occupazionali (e qui i nomi, anzi il nome, lo lascio fare a voi). Ritornando a Ferrania e alle possibili soluzioni mi pare che grande sia ancora il disordine sotto il cielo. Pochi giorni orsono, a firma di Ermanno Branca, che considero sempre con grande attenzione, avevo letto sulla Stampa che l’IPS (Società per lo sviluppo di insediamenti produttivi) sul capitolo Ferrania aveva molta carne al fuoco: da un mercato di nicchia per la rinnovata produzione di pellicole, a un laboratorio legato al campus universitario fino ad avviati contatti con un’industria farmaceutica. Nel servizio regionale del TG 3 è riaffiorato il discorso della cartiera (70 posti di lavoro). Confesso di non conoscere la situazione del mercato della carta, ma mi permetto di ricordare che in provincia di Savona insistono già altre due cartiere (Murialdo e la Continental Paper di Varazze) attualmente con tutti i lavoratori in Cassa Integrazione. C’è dunque bisogno di una azione rivendicativa coordinata di tutti i lavoratori. C’è bisogno di una regia confederale di queste azioni e c’è infine bisogno di un piano B del sindacato con obiettivi strategici, percorribili e non legati a prezzi da pagare ad uno sviluppo legato a raddoppi di centrali inquinanti o a piattaforme contenitori che stravolgono l’ambiente. Il resoconto sull’IPS qualche spiraglio lo apre. Questo organismo ha da 2 anni i bilanci in attivo con un utile che sfiora i duecentomila euro. Non sarebbe possibile con queste risorse affidare a qualche giovane esperto in marketing del territorio un lavoro di promozione e ricerca? Non potremmo affiancare agli Enti locali forze fresche tecnicamente preparate, dismettendo magari consulenze antidiluviane? |