No Tav

3 luglio 2011 –
una testimonianza di un savonese
 sui No Tav alla Maddalena di Chiomonte

Ieri, 3 luglio 2011, ero in Valsusa a manifestare pacificamente e sono stato testimone di quello che è accaduto.

Oggi su molti giornali, a partire dalle fantasiosissime ricostruzioni di Repubblica, si è parlato di centinaia di black bloc e di violenze organizzate, ma io queste cose intorno alla baita della Maddalena non le ho viste. Ho visto invece migliaia di persone di ogni tipo camminare insieme e cercare di non farsi male per i lacrimogeni che venivano sparati ad altezza uomo.


Partiamo da principio: ieri i cortei in valle Susa erano tre. Arrivando in auto decidiamo di seguire le indicazioni di www.notav.eu e aggregarci a quello di Giaglione. Il corteo avrebbe dovuto sfilare fino al primo blocco della polizia in val Clarea e poi tornare indietro al campo sportivo da cui partiva.

Alla partenza sembra di essere a una fiera paesana: ci sono le bancarelle, ci sono moltissime persone anche anziane, ci sono bambini, c’è chi porta a mano la sua bicicletta. La strada presto diventa un sentiero che si inoltra nel bosco, ma non ci sono le orde barbariche descritte poi da qualche giornalista: semplicemente la fila di persone rallenta e si incanala in un bel sentiero interpoderale provvisto di segnavia (non certo una traccia conosciuta solo dai locali…), in un’ avvenimento a metà tra la manifestazione di piazza e la gita del CAI.

Dopo qualche decina di minuti di questo lento avanzare, un bivio ci porta a risalire il pendio della montagna: un ragazzo col megafono avvisa che la baita che era il vecchio presidio (quello con il camper del Movimento 5 stelle piemontese) è stata riconquistata (in maniera pacifica e senza scontri), dunque “ci dirigeremo là per fare merenda” (testuale).

Il corteo sale e ridiscende la collina, e in questo momento si iniziano a sentire dei botti che sembrano spari.”Da dove arriva?” ci si chiede un po’ preoccupati, ma apparentemente tutto si svolge dall’altra parte della valle e guardandoci l’un l’altro, avendo intorno persone pacifiche, non si riesce a immaginare di poter esser noi il prossimo bersaglio.

Passato un ponte dove c’era una vecchia barricata dei no tav, si arriva finalmente alla baita, e lì ci fermiamo tutti a bere e mangiare (è mezzogiorno).

Oltre la baita partono due sentieri: uno in salita in fondo al quale si vede il fumo dei primi lacrimogeni levarsi, l’altro in discesa porta sotto il viadotto dell’autostrada, teatro -ci sembra- di una battaglia campale.

Per vedere meglio cosa succede e fare delle foto, prendiamo il sentiero in salita: fatti solo pochi passi sentiamo urlare “Un dottore, un dottore!” e un attimo dopo passano dei ragazzi che portano a spalla un signore di 60 anni sanguinante, con un buco in una coscia dal quale si vede il muscolo. Non era un black bloc, era in pantaloncini e maglietta, una persona assolutamente normale e non alla ricerca dello scontro (giudicate voi: è il 14° di questa fotogallery http://multimedia.lastampa.it/multimedia/torino/lstp/62315/). Alcune ragazze sono sotto shock e si allontanano. Noi ci fermiamo lungo questo sentiero e capiamo che circa 100 metri oltre, dopo uno scollinamento, c’è una barricata della polizia. Dopo poco ecco passare un altro ferito, un ragazzo con casco e maschera antigas. La sua attrezzatura non è completamente immotivata: lassù c’è una specie di battaglia, da una parte tirano fumogeni come se fossero razzi e dall’altra si gettano pietre alla cieca. Noi, lontani dagli scontri, ci sentiamo al sicuro, siamo a volto scoperto, non abbiamo armi e neppure intenti bellicosi, altri come noi si guardano intorno e cercano di capire che succede, fanno video e foto.

Dal sentiero abbiamo vista aperta su ciò che accade nella valle: l’autostrada è vuota se non per qualche camionetta della polizia, gli agenti stanno sopra il viadotto e da là sparano lacrimogeni sui manifestanti giu in basso (cosa che si ripeterà più volte durante la giornata, anche quando nella valle ci saranno signore anziane e bambini), a botte di 4-5 la volta. Partono i cori “vergogna vergogna” al loro indirizzo. Qualche secondo e abbiamo la sgradevole sensazione che qualcosa ci sfiori: non sono però lacrimogeni perchè fumo non se ne vede. Un attimo dopo vediamo un proiettile (un sasso? un proiettile di gomma? un lacrimogeno non innescato?) mancarci di poco e finire alle nostre spalle: una ragazza urla, dev’essere stata colpita al petto, un ragazzo la aiuta. Tutti scappano velocemente e ci chiediamo: perchè spararci addosso quando è evidente che siamo lontani dagli scontri? E’ lecito sparare ad altezza uomo, solo per colpire?? (ci sono video in internet che documentano i tiri ad altezza uomo: http://www.youtube.com/watch?v=jUbiJg2saE0)

 

Questo è stato l’inizio della lunga giornata di assedio al cantiere della Maddalena, durante la quale vedremo un tiro continuo, incessante e sproporzionato di lacrimogeni (il cui fumo però tornava verso i lanciatori: vento valsusino..), un principio d’incendio causato dai fumogeni della polizia e spento dopo venti minuti dai vigili del fuoco (a cui viene tributato un “i pompieri li rispettiamo”), la valletta precedentemente teatro di guerriglia riconquistata finalemente dalle famiglie. Centinaia di cittadini, giovani, anziani, mamme e papà con i bambini, hanno partecipato all’assedio simbolico, incuranti delle centinaia di lacrimogeni che la polizia ha sparato anche senza motivo (come alla fine di questo video: http://www.youtube.com/watch?v=CIOLkwf8GE8) e delle pietre che qualcuno cercava di restituire al cantiere.

Prima di concludere, trovo spazio per rispondere a una serie di baggianate pubblicate dai media:

no, non c’erano centinaia di black bloc, men che meno stranieri;

no, nessuno di quelli che ho visto aveva roncole nè lanciafiamme (!?); 

no, non ho visto gente con caschi e maschere antigas, escluso qualcuno a cui prendere un lacrimogeno in testa o intossicarsi a causa dello stesso pur trovandosi a 100 metri dalle recinzioni non desse davvero fastidio;

no, almeno sul lato del cantiere era materialmente impossibile ferire centinaia di poliziotti (la polizia, protetta da reti e filo spinato, era diversi metri più in alto dei manifestanti ), era invece possibile il contrario, cioè tirare in testa ai manifestanti liquidi vari, pietre, bottiglie di plastica, e questo è puntualmente avvenuto (qui i video: http://www.youtube.com/watch?v=Ku_RcFJlaPc http://www.youtube.com/watch?v=heRbnJfTGvQ)

 

Non mi metterò ora a discutere approfonditamente i motivi che hanno portato a tutto questo, ma vorrei però far notare che queste scene di guerriglia inconsuete per un paese civile sono accadute perchè non si è ascoltata la popolazione locale e si è cercato di imporre “a scudo e manganello” un progetto inviso alla gente del luogo. Bisogna che l’Italia scelga: o decidono i cittadini o decidono le lobby di affaristi. E nel secondo caso, con un buon accento valsusino si potrebbe dire: a sara dura!!!

 

Dedaf99 da  http://puntodidomanda.ilcannocchiale.it/ 

 

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