Monica Giuliano, ovvero l’ingenuità

Da anni a Vado Ligure c’era la ‘ndrangheta e la ex sindaca – vent’anni in consiglio comunale – non se ne era mai accorta.
Ma avrebbe potuto? Poteva forse immaginare che il movimento terra e il ciclo dei rifiuti fossero attività spesso infiltrate dalla criminalità organizzata?
Non poteva ovviamente: si sarebbe trattato di un unicum in Italia, una novità assoluta, e lei poverina mica aveva la preveggenza.
Poi – bisogna ammetterlo a sua discolpa – la ex sindaca legge pochissimo, e questa è senz’altro una gran fortuna, perché mette al riparo da molti brutti pensieri e da altrettante preoccupazioni.
Sicuramente non leggeva mai il sito della Casa della Legalità, attivo a partire dal 2005 o giù di lì.
Mai visto neppure per caso, neppure cercato il nome su internet, che a quei tempi voleva dire su Altavista o su Virgilio, ci si può giurare.
Vuoi mica che quel sito così ricco di articoli ben documentati avesse citato qualcuno che conosceva di vista, si può immaginare che disagio avrebbe provato, che rammarico. No, meglio non rischiare.
E anche i quotidiani non è che li leggesse proprio nel dettaglio, riga per riga.
Il Corriere della Calabria non lo conosceva e il Secolo, la Stampa o il Fatto Quotidiano quando li trovava al bar li scorreva solo distrattamente e con molta, molta parsimonia.
Magari li apriva giusto il lunedì, e solo quel tanto che bastava per vedere i risultati del Riviera Basket, squadra fiore all’occhiello della città e presieduta da uno che in Comune passava spesso, il dirigente del settore lavori pubblici Drocchi.
Drocchi, ad essere così precisini da leggere i giornali per intero, è quello che venne arrestato nel 2011 e condannato per le tangenti ricevute da un noto imprenditore di origine calabrese attivo nel movimento terra e nel ciclo dei rifiuti.
Ma questo la ex sindaca non deve averlo letto.
Però leggeva i messaggi sul telefonino, e se le arrivava un messaggio con scritto: “Buongiorno, scusa il disturbo avrei bisogno di parlarti del centro riciclo, quando è possibile? Sono Piero” in prossimità della scadenza di una gara d’appalto sapeva perfettamente quale Piero fosse, tra i tanti Piero che lavoravano a Vado. Poteva capitare non si ricordasse di aver letto il messaggio, d’accordo, ma Piero era Piero.
E non era un Piero qualsiasi, ma caso vuole fosse proprio lo stesso Piero, o meglio Pietro, che al telefono, qualche anno prima, ad un funzionario della Dia che stava controllando gli appalti della sua ditta – una ditta attiva nel movimento terra e nel ciclo dei rifiuti – testualmente diceva:”Così non si può andare avanti …E’ ora di smetterla ….Quando si parla della famiglia Fotia, bisogna parlarne con “rispetto”, perché la famiglia è una cosa sacra e va difesa … ed anche lei, Colonnello, ha una famiglia …”

La ex sindaca oggi si giustifica: “Non ricordavo il messaggio. Mi dà del tu perché mi conosce di vista da vent’anni. (…) Probabilmente lui [Fotia] è abituato a dare del tu a tutti.”
Ma la ex sindaca leggeva poco, pochissimo, dunque non poteva proprio saperlo.
Non sembra Pietro Fotia desse del tu a tutti.
A quelli che controllavano, ad esempio, pare desse del lei.
Delfo Pozzi

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