Metrocargo PortoVado nascosto tra le erbacce

Vado Ligure (Savona) – “Il livello di disponibilità del prototipo Metrocargo si è dimostrato molto buono”. Guido Porta, amministratore di I.Log e ideatore del sistema di movimentazione orizzontale dei container, non ha dubbi: il futuro dell’handling sarà in mano all’automazione. “I risultati dei test effettuati nel primo periodo di prove in collaborazione con Elsag Datamat hanno confermato la bontà del progetto” spiega Porta, aggiungendo che “sono stati eseguiti 1.600 movimenti con una disponibilità dell’impianto pari al 96,2%”. Il numero di movimenti effettuati è significativo perché equivale alla movimentazione di 40 treni (con 40 pezzi a convoglio), per un totale di 2.400 TEUs. L’idea Metrocargo si basa su un’innovazione tecnologica, vale a dire la movimentazione orizzontale, da realizzarsi attraverso terminal attrezzati con zone di stoccaggio automatizzate adiacenti ai binari ferroviari. La tecnica su cui si basa questo sistema permette di velocizzare e ottimizzare i tempi di carico e scarico dei carri ferroviari incrementando la potenzialità di un terminal ferroviario (sia esso portuale o interportuale), riducendo significativamente i costi e i tempi operativi e minimizzando l’handicap delle rotture di carico. Il prototipo appena installato presso l’area ferroviaria del porto di Vado Ligure è solo un primo modulo di un sistema che a regime sarà composto da almeno sei moduli speculari (piazzati ognuno su un unico binario di lunghezza pari a 50 metri), che lavoreranno contemporaneamente su un treno effettuando a ciclo continuo e praticamente in contemporanea le fasi di carico e scarico dei container. A regime la capacità è di circa 18 treni formati ogni giorno, per un volume annuale di circa 806.400 TEUs equivalenti a grossomodo 3.000 treni. Le prestazioni migliori di movimentazione possono arrivare a 155 secondi per il carico o lo scarico di ogni singolo container. Un terminale Metrocargo consente di scaricare e ricaricare un treno completo in circa 40 minuti. Numeri che piacciono molto al presidente dell’Autorità Portuale di Savona, Rino Canavese, ma ancora di più ad APM Terminals Vado Ligure (gruppo Maersk), che nel proprio business plan per la futura piattaforma container parla di almeno 15 treni al giorno per inoltrare via ferrovia i container. Sembra, invece, non avere vita facile a Genova FuoriMuro, la società partecipata da Rivalta Terminal Europa, Compagnia Pietro Chiesa e da InRail, che ormai da un paio di mesi ha ricevuto in dote le attività di manovre ferroviarie nel porto di Genova. “Fin da metà maggio la nuova realtà è partita con il piede giusto” spiega Guido Porta. “L’organico è formato da metà dei 105 lavoratori che originariamente facevano parte di Ferport (gli altri sono in cassa integrazione) e il servizio offerto si sta rivelando puntuale e affidabile. Il problema sono invece le incomprensioni con le Ferrovie dello Stato e il rimpallo delle competenze su alcune funzioni come gli scarti o l’invio dei vuoti”. Secondo il numero uno di InRail nel bando di assegnazione queste funzioni non erano comprese nei 750 euro concordati per ogni manovra, mentre oggi con le Ferrovie dello Stato si stanno verificando delle sovrapposizioni che pregiudicano enormemente le entrate di FuoriMuro. “Stesso discorso vale per la formazione dei treni al Campasso, dov’eravamo stati incaricati di lavorare, ma dove al momento è evidente che non ci siano le condizioni per poter operare autonomamente e in maniera efficiente” prosegue Porta, sottolineando come FuoriMuro si sia impegnata ad abbattere del 30% le tariffe precedentemente applicate da Ferport, ma anche come, per poter sopravvivere e rispettare il piano economico proposto, debba poter incassare quanto dovuto per tutte le prestazioni accessorie alle manovre ferroviarie. Sul versante delle navette ferroviarie verso l’hinterland retroportuale (altro ramo di business interessante per chi opera da e per il porto di Genova), FuoriMuro sta investendo nella formazione del personale e con ogni probabilità aderirà a Fondimpresa

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