L’antico convento del San Giacomo in abbandono, uno dei più famosi Cenacoli vinciani al mondo non accessibile al pubblico, i musei cittadini deserti, le difficoltà a erigere una statua per l’ex Presidente Pertini, la mancanza di fondi per iniziative culturali: perché anche a Savona, e più in generale in Italia, si fa fatica a creare reddito con la cultura
Non è vero che “la cultura non serve, interessa a pochi, non ha mercato, non rende, non paga”. La docente alla Bocconi di Economia Paola Dubini lo dimostra con cifre, fatti e argomenti a proposito di libri e di musei, di teatro e di cinema, di musica, arte e patrimonio storico, dimostrando che realtà e nicchie culturali, a Savona come in Italia, possono generare reddito di impresa a medio termine. Visto che la cultura viene reputata spesso materia per anime belle, può essere quindi utile questo saggio che sfata un po’ di luoghi comuni attraverso i dati: primo fra tutti che la cultura non sia un motore di sviluppo economico. Se i monumenti le opere d’arte fossero risorse come il petrolio, sarebbero innanzitutto non rinnovabili e destinate ad esaurirsi. E invece è esattamente il contrario: per il solo effetto dello scorrere del tempo la consistenza fisica del patrimonio cresce.
Ci sono molte analogie con la situazione savonese, dove diversi patrimoni artistici non sono valorizzati adeguatamente, ma dove soprattutto viene lasciato alla rovina (tra l’indifferenza delle amministrazioni comunali succedutesi) il convento di San Giacomo, l’unico edificio religioso medievale sopravvissuto ai genovesi, a Napoleone e a varie guerre, e nel contempo polo culturale di riferimento per Papi e Re.
La cultura ha valore identitario: ci fa capire chi siamo e da dove veniamo.
La cultura è parte della nostra vita, come l’aria che respiriamo.